Gli spruzzi di neve della notte sono già diventati acqua. La mattina è fredda a Sofia e in due giorni la temperatura è scesa di dieci gradi. Le persone accompagnano indossano vistosi cappelli che coprono anche le orecchie.
Pochi, davvero pochi, quelli che mostrano il capo. Annuncia neve ancora nel pomeriggio.
Camminare oggi non è proprio il massimo. Sul Bulevard Maria Luiza, vicino alla moschea Banya Bashia e alla concattedrale di San Giuseppe c’è il mercato centrale.
Un mercato atipico, ordinato e curiosamente silenzioso. I banconi puliti invitano assaggi di cibi dolci e salati. Una scolaresca viene messa in fila dalla maestra di fronte a un venditore di chincaglierie. Una donna mescola un contenitore di olive nere in attesa del prossimo cliente. Il kebab comincia a rosolare lento sul fuoco mentre gli anziani presidiano i tavolini del centrale Tosca Cafè che sforna con lentezza cappuccini e caffè da una macchina che sbuffa calore.
Al piano di sotto c’è un grande negozio che vende abiti usati a peso. Scorro magliette di altre epoche, giubbotti e maglioni che il tempo ha violentato, pantaloni sdruciti, presentati pulito e stirati nel tentativo di essere utili per qualcuno.
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Pioggia e cay
Piove, anche se nessuno se ne sta a casa e pochi usano l’ombrello. Se ne fregano, insomma. Mattina fredda a Istanbul, mani ghiacciate. Esco a un gatto mi aspetta sulla porta e mi ringhia.
Programma di oggi: mercato e palazzo Topkapi. Poi mi sposterò nella zona intorno a piazza Taksim, teatro di molta storia recente. Nessun tram, cammino imbacuccato per le strade di Sultanahmed, seguendo la linea 1 del tram come riferimento. Passano ristoranti, bar, botteghe. Penso in due giorni di aver visto tutto, il realtà forse non è nemmeno il 5%. Me la prendo con calma: non devo veder tutto, stare con la cartina.
Quando viaggio mi piace anche solo respirare l’aria e se possibile perdermi per trovare qualcosa o semplicemente me stesso. Ieri percorrendo il parco Gulhane e ascoltando Battiato ho avuto un brivido di emozione, mi son sentito dentro le sue canzoni.
Per scrivere mi fermo in un piccolo centro commerciale ricavato da una galleria. Tants roba tutta a poco prezzo.
Un uomo passa a vendere il çay, te turco. Ecco, negli angoli più impensati spunta sempre un omino e li consegna già pronti tenendoli in equilibrio su di un vassoio speciale. Caldo, anzi bollente! Ma il bicchierino a forma di tulipano ti aiuta.
Piccoli riti turchi che rendono un posto unico, bellissimi!