Ero troppo curioso e l’ho ascoltato anche io. Subito. Tutto d’un fiato. Noi, loro gli altri.
Marracash prova a portare il rap oltre, verso il terreno della maturità. Oltre le tematiche valide per il pubblico dei giovanissimi. Niente Gucci, Lamborghini, maschio alfa, soldi facili e canne. Un quarantenne che parla a quarantenni col linguaggio del rap che ma affascina – e si vede! – pure i diciottenni. Un motivo ci sarà, no?
Pezzo dopo pezzo si ancora l’asticella – ci sono anche i feat di Guè, Calcutta e Blanco- per andare oltre il becero e superficiale, per conquistare il pubblico che vuole di piu della mole di dischi e produzioni che escono ogni giorno.
E allora Marra vuol far musica per avere un effetto sulla realtà, la studia e la racconta, con un approccio artistico e pop.
Una società frammentata, divisa in squadre e fazioni, ognuna con la sua verità.
Le rime sono composizioni perfette, interessanti, sceneggiature in versi che toccano nervi scoperti e i cliché, rapper di plastica, influencer a comando e finti pensatori. Un altro livello rispetto a certe reiterazioni noiose che girano.
«Dopo il Covid più che di ostentare è il momento di farsi due domande», dice. Quante domande e quante risposte.
Ci si esalta oramai per ogni fenomeno passeggero pompato da like e promozione, dimenticando le differenze e le sostanze. Dimenticando di far attenzione al valore delle cosa.
Marra gioca un altro campionato, senza paura di propendere per l’attacco e di rischiare. Punta a vincere. Altro livello, altro palleggio. Un sapiente uso delle parole e delle metriche incorniciato da suoni mai banali.
Se qualcuno avesse ancora dubbi, però, il King è tornato.