Tixi

Istanbul, cosa resterà

Resteranno le moschee illuminate di notte La musica araba in strada I colori dei veli di donna I bip dell’ingresso nei tornelli del tram Il miagolio dei gatti L’eco dei muezzin Resteranno gli occhi dei poveri bimbi agli angoli delle strade Il vento gelido del Bosforo I profumi del kebab

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Cosa resta di un viaggio

Tornando in Europa (sembra uno scherzo ma è vero) mi coccolo al calore del salone del traghetto tra Uskudar e Eminonu che attraversa il freddo Bosforo, penso che questo posto con i suoi colori e profumi e la sua straordinaria umanità mi mancherà. Perché non sono i monumenti a fare

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Torre di Galata

Cancello ogni traccia di italianità possibile e mi immergo sempre più nella realtà di Istanbul. Ci sono da tre giorni ma pare un’eternità, eppure non ho visto nulla. Freddo cane, salgo sulla torre di Galata e mi godo l’immenso panorama di una città senza fine dal bar in alto, col

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Pioggia e cay

Piove, anche se nessuno se ne sta a casa e pochi usano l’ombrello. Se ne fregano, insomma. Mattina fredda a Istanbul, mani ghiacciate. Esco a un gatto mi aspetta sulla porta e mi ringhia. Programma di oggi: mercato e palazzo Topkapi. Poi mi sposterò nella zona intorno a piazza Taksim,

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Prossima fermata, Istanbul

C’è un sottile filo che continua a legare i miei viaggi. Mare, energia, popoli caldi, “Sud” come concetto non solo geografico ma ideale e culturale, posti che mi ispirino o mi facciano sentire a casa con tutto il loro carico di magia mista a malinconia. Ecco la Turchia, Istanbul, lo

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