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I fuoriclasse, dove sono i fuoriclasse?

Ogni azienda per raggiungere l’eccellenza deve dotarsi di talenti. Sì, avete letto bene: talenti. Questa parola crea sconcerto e paura. In ogni suo settore e ufficio, proprio come una qualsiasi società di calcio che vuol accaparrarsi i migliori giocatori sul mercato per vincere uno scudetto o migliorare le sue posizioni di classifica. E i talenti, generando circuiti virtuosi, costano. Costano tanto. Chi l’ha detto, poi, che non rendano?

Ovviamente, quando ingaggiate un talento, non aspettatevi il tutto e subito. Si chiama investimento, e lo si vede nel medio periodo.

L’eccellenza negli ultimi tempi pare sia un argomento imbarazzante: non interessa tanto, sostituita dalla sopravvivenza e dal ribasso, anche ideale. “Chi me lo fa fare?” “costa troppo” “non ho budget” le frasi che più sentiamo ripeterci.

Ok, tentar non è peccato. Quanti vanno in giro a cercare profili interessanti, competenze speciali e uniche? Quanti hanno i cacciatori di teste? Quanti scrutano il mercato oltre le proprie conoscenze? Quanti usano in maniera vincente Linkedin o Facebook?  Cercare un ottimo barman significa avere una figura che porterà clienti o creerà soddisfazione nei clienti. Selezionare un segretario, capace di gestire i clienti al primo contatto. Dite faccia differenza avere o meno un burbero a gestire un servizio clienti?

Si prende spesso e volentieri “il primo che arriva” o anche quello simpatico che magari è più presente. Ci si accontenta del mediocre e della mediocrità, specie se accozzata all’italiana, perché il mediocre non mette in discussione gli altri, perchè il mediocre non può ambire a salire di grado, è più gestibile e costa meno. E il talento, chissà, magari tradisce più facilmente. E le aziende restano sempre allo stesso (mediocre) livello.