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Davide "Davva" Madeddu, i sogni passano per le vite altrui

Inauguro questo ciclo di interviste personali a distanza con un amico, Davide Madeddu.

Sono riuscito a bloccare per qualche minuto il mio amico Davide Davva Madeddu. Io a Milano, lui a Cagliari. O meglio mi ha bloccato lui perchè aveva qualcosa da raccontarmi. O semplicemente dovevamo dirci qualcosa e ripescare un po’ di passato vissuto e passioni comuni.

Non è stato facile. Abbiamo reso questo scambio sintetico, siam scesi da quattromila battute a duemila, l’essenziale.

Ha fatto tanta strada da quando era un semplice (si fa per dire) percussionista che mi accompagnava alle serate in disco. Era il 2003 più o meno, i locali erano Hangar, Kavò e Charlie. Un giorno per premiare la sua disponibilità affittai un paio di congas professionali da Traffico Ritmico, negozio specializzato in strumenti musicali in quel di Sestu: fu una serata indimenticabile, la festa di Spazio Newton.

Serate bellissime e piene di energia, con migliaia di ragazzi a ballare la nostra musica.

Davva è qualcosa di più. Un percorso di vita. Laurea in Lettere, studi musicali, tanti viaggi (due Erasmus in Francia, poi Inghilterra, USA, Spagna, Rep. Ceca, Belgio, Polonia, Grecia, Serbia, Slovacchia); ha lavorato come operatore umanitario nei campi profughi di Leros e Lesbo: ad oggi l’esperienza più importante della sua vita, coi bambini scappati dalla guerra in Siria.

“Mentalmente carico e fisicamente spossato!” così si sente. Capisco benissimo.

La musica è un argomento che mi piace sempre sollevare con lui, perchè un minimo ci accomuna e ci ha fatto conoscere: “Ho iniziato a studiare percussioni a 12 anni e da allora ho fatto centinaia di concerti con varie band: la musica mi permette di viaggiare a più livelli; è pura evasione, divertimento e disciplina allo stesso tempo. Come insegnante sto scoprendo un mondo nuovo: cerco di trasmettere le mie conoscenze agli allievi ed è più emozionante sentir suonare loro su un palco che suonare io stesso!”

Ma il presente è altro, a contatto con le persone e l’inclusione sociale: “Vivo in Slovacchia, a Jelšava (3200 abitanti, 40% Rom), sono volontario in un centro di recupero e in due scuole, insegno teatro, musica, inglese, sport e gioco.

Gestisce la pagina fb dell’organizzazione (YMCA Revuca) e manda avanti un crowdfunding: per aiutarci cliccate qui https://goo.gl/N6MVgk

Viaggiatore, come e più di me. Come vivi il rapporto tra Cagliari e l’estero, chiedo: “Amo la Francia e la Grecia, vivrei in questi Paesi. In Francia per la cultura, la lingua, il cibo, i ricordi. In Grecia per il clima, la lentezza della vita, i paesaggi, l’amore ricevuto nei campi profughi. Cagliari è dove sono nato: città stupenda bagnata dal mare (e al mare è difficile rinunciare), luogo dell’infanzia e delle prime cotte, è dove vivono la mia famiglia e gli amici di sempre; ma ha anche tanti difetti, non sa sfruttare il suo potenziale, vive di clientelismo, conserva ancora una mentalità provinciale”. Potrei esser econtrario? Ci sono tanti punti in comune tra noi.

Una domanda che faccio spsso agli amici è come si vedono tra 5 anni? “In viaggio mentre lavoro su altri progetti umanitari!” mi risponde. La strada è scritta: lavorare per gli altri, a servizio delle persone.

E poi un sogno, che conclude anche questo scambio messaggi: “Una partita del cuore nello stadio del paese tra la squadra locale e i bimbi del centro, vorrei invitare la stampa a venirci a trovare e ci piacerebbe realizzare un musical!Infine ripartire con le lacrime agli occhi, sapendo di aver dato tutto”.

Grazie Davva.