Il bello di Daddy Yankee, come ho scritto pure qualche giorno fa, è stato il fatto di concedersi a tanta gente con semplicità, aspetto mai scontato per un artista e per chi lo porta. Foto, autografi, chiacchiere in giro. Ora, senza scomodare ossessionanti teorie turistiche, è stato semplicemente un indimenticabile evento.
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Daddy Yankee
Anche da lontano, qui a Milano, la febbre latina si è fatta sentire. Bravi e complimenti Nicola Schintu Federico Cordeddu Michele Ena e tutti quelli che non taggo ma hanno reso possibile a tanta gente di vedere un loro mito, tra l’altro in un momento in cui è fortissimo in classifica (particolare non da poco).Quando l’ho saputo, tra i primi, mesi fa, quasi non ci credevo.
Le immagini sulla rete hanno reso l’entusiasmo e la felicità di tante persone.
Giovani, genitori che accompagnavano e magari ne sapevano pure poco ma si sono fatti lo stesso contagiare dal caldo ritmo e dalle metriche dell’artista portoricano.
Ho letto tante critiche e veleni poi, un classico, e tanti distinguo quasi dire che se gli altri sono più bravi o comunque la gente si diverte sia un insulto e non si possa mai ammettere, ma questo non importa. Obiettivo conquistato: portare un artista di fama mondiale come Daddy Yankee in Sardegna e renderlo VERO per la gioia di chi ha ascoltato e ballato le sue canzoni e mai avrebbe creduto di goderselo dal vivo.
La MUSICA, qualunque sia, resta una grande e bella consolazione rispetto a tante difficoltà che viviamo oggi. E se le persone sono felici non è questo il primo obiettivo di chi organizza un evento?