I weekend nascono così, per caso.
Una sensazione, un’idea, un’autostrada o una stazione, senza troppi programmi, senza itinerari scritti, vada come vada con il rischio di sbagliare strada e girare a vuoto. La voglia di fuggire da Milano è sempre troppo forte e allora hai una rosa di scelte ampia. L’autostrada indica le direzioni. Stavolta la ruota ha girato sul lago, per il mio amore e la mia ricerca dell’acqua come materia esistenziale. Un vecchio ristorante a Como, una locanda del 1920 a Blevio, a pochi chilometri dalla città, coccolato da due gentili governanti e immerso in un’atmosfera d’altri tempi. Oggetti e suppellettili antichi e due bambole non proprio incoraggianti mi circondano.
Una stanza grande con lavandino e bidè, il cui senso mi sfugge. Apro l’armadio, per paura di strani incontri notturni. La notte è un concerto perfetto di silenzio e rumori della natura.
Al risveglio mi aspetta una meravigliosa vista sul lago. Dopo la ricca colazione, un altro sguardo al panorama e poi via, direzione Bellagio. Le curve e la gallerie non fan paura. La strada si restringe spesso bisogna stare attenti. Una sosta in un bar che dà sul lago, l’arietta fresca mista a caffè amaro ed eccomi qui immerso nei pensieri, respirare aria e far gioire gli occhi. Io mi fermerei pure qui.