Ci vuole un’ora per arrivare da Porto ad Aveiro. C’è un trenino diretto, con soli 4 euro, che parte ogni ora dalla meravigliosa stazione di Sao Bento, e nonostante gli sbuffi e la lentezza ti regala bei fotogrammi, come rivedere ancora una volta Porto da punti di vista inattesi.
Poi è subito oceano e campagna, scendendo lenti verso Lisbona.
La stazione di Aveiro è lontana un chilometro dal centro, che si copre passeggiando su pavimenti lastricati di sampietrini della Avenida de Peixinho.
Quando pensi che lo stradone non finisca più, lo scenario davanti cambia, i primi specchi d’acqua sono i canali che raccontano un’altra anima, quella di una cittadina che vive a contatto con la laguna, non a caso chiamata la Venezia del Portogallo.
E allora ecco, i barcos moliceiros, le gondole. Moliço è proprio l’alga che una volta veniva raccolta nella laguna di Aveiro, utilizzata per la fecondazione dei campi. Ogni moliceiro ha molti colori e sul lato davanti c’è la pittura di qualche santo, celebrità o motivo divertente e a volte un po’ lascivo dalla vita di tutti i giorni.
Luis ci racconta la storia del Ria de Aveiro, e cita una parola che mi incuriosisce, “ovuli”. Ovuli, cosa? Ecco a cosa si riferiva! Ovos moles, questa scritta l’avevo vista appena uscito dalla stazione!
Scopro che sia il dolce tradizionale della città, piccole ostie dalle forme più svariate con tuorli d’uovo crudi e sciroppo di zucchero. Deliziosi!
Il centro è fatto vicoli stretti e lunghi, che subito dopo pranzo diventano silenziosi intrecci di un labirinto di edifici stile art noveau. Non è casuale sbirciare dentro qualche casa e sentire i profumi del pranzo appena preparato.
Minute botteghe e caffè conquistano il cuore del viaggiatore che vorrebbe fermarsi qui a lungo. Ma Aveiro, posso dirlo, vale una giornata, apprezzandola di primo mattino quando, dopo una ricca colazione, bisogna farsi travolgere dal vociare allegro delle prime conversazioni colorite del mercato del pesce.
Nel quartiere dei pescatori c’è anche il grande Jardim do Rossio e la cappella di San Gonçalinho, a cui gli abitanti dedicano ogni anno una festa speciale.
Il rapporto col mare, oltre alle gondole e la pesca, ha un altro motivo: il sale. Le saline di Aveiro sono alla periferia e pare siano la vera essenza della laguna. L’acqua salata del Ria de Aveiro fa sì che diventata sia la patria dei collettori di sale.
Il sale è detto “flor de sal” ed è un prodotto finissimo oltreché altamente rinomato. Lo trovate in vendita in ogni dove. Sale, ovuli, gondole e… oceano! Perché non approfittarne per una bella corsa magari all’ora del tramonto?
Costa Nova è la destinazione!
Ci vuole mezz’ora per raggiungerla. Dopo molte ricerche, trovo una linea diretta di bus con fermata fuori dalla Scuola di inglese, all’imbarco dei moliceiros. Aspetto il pullman, leggendo recensioni non proprio incoraggianti su google. Nulla, non arriva. Mi chiedo cosa aspettino tutti!
Guardo nelle app del telefono e mi accorgo che c’è ancora Uber da queste parti. Eureka! E allora con 7 euro posso toccare l’oceano e magari conquistare il tramonto.
L’autista arriva puntuale, mascherina e attenzione, l’auto è una Opel tenuta bene, profuma di pino, interni lucidi. Andiamo verso il mare attraverso una superstrada. Si scusa per il non perfetto inglese mentre prova a raccontarmi il posto dove siamo diretti. Non nego di avere un po’ di emozione, specie per aver visto
le foto. Che diventano realtà davanti a me, dopo pochi minuti: sono le casette a righe color pastello, le palheiros, che si affacciano sulla laguna. Un clima balneare, la gente che corre e va in bici, i bimbi che giocano davanti a casa sorvegliati da solerti nonne e poi ancora, dall’altra parte le dune, la sabbia dorata.
Son arrivato a Costa Nova do Prado, dura non farsi sorprendere per i suoi colori e la sua allegria. Decido di fermarmi a godere le onde del mare, il profumo ella salsedine e il tramonto. La spiaggia è fatta di sabbia finissima, difesa da alte dune che si superano con camminamenti che permettono di spostarsi da un baretto all’altro.
Non vedevo da tanto l’oceano e non lo nego, son emozionato. Mi tolgo le scarpe per provare l’emozione di sentirne il freddo della sua onda, avanzo ma resto sempre a distanza, come impaurito da tanta forza. Un bimbo costruisce scatelli di sabbia vicino alla (forse) nonna, intenta a scrivere qualcosa. Se solo potessi curiosare tra quelle pagine! i son due anziani che fissano il mare. Sono davanti per minuti e minuti. Non parlano, non si muovono. Come se fossero sull’attenti, quasi in segno di rispetto. Sono quasi commosso da questa scena. Penso all’immensità e alla forza di un oceano, seguo con lo sguardo un mercantile che si perde nel nulla, forse diretto alle Americhe.
Il sole scende piano e continua a regalare gioia e ristoro. Ho tempo per una corsa, magari fino al faro di Praia da Barra, proprio alla foce del Ria de Aveiro. Ricordo che sia il faro più alto in Portogallo, in difesa delle tempeste e per aiutare o naviganti in un tratto difficile. Ma oggi c’è un bel sole che scende sull’orizzonte e il mare diventa meno scontroso al calar della sera. Il tramonto, il miglior premio per una corsa sull’oceano.
In collaborazione con I sarti del viaggio