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Sulla linea 43

Milano stranamente da quando ci sono io ha regalato giornate leggere e serate tiepide. Sembra quasi un regalo d’accoglienza e di amore timido e introverso. Che poi a me il freddo secco piace assai, perchè nei luoghi al chiusi è sempre un abbraccio caldo.
Troppo pericoloso prendere la 91, ripiego sul 43 che fa capolinea in piazza Firenze incrocio di auto, bus e tram da far male alla testa se non stai attento rischi di brutto.
Lose my miiiind, fa la musica in cuffia.

Mi godo il capolinea del mio bus che mi riporterà a casa anche se solo per poco, poi cenerò fuori con un amico. 

La vita si sviluppa dalle sei in poi, si accende col tramonto, ogni giorno. Non avevo mai provato questo slittamento di lancette e abitudini. Altri ritmi e dimensioni, disorientanti, ma le novità creano in me curiosità e piacere.
Una domanda che mi faccio spesso è: meglio galli in un piccolo posto o pulcini in uno grande? La solitudine e piccolezza metropolitana – anche se qui ho tanti contatti e amicizie e sto creandone nuove – sono un concetto difficile da spiegare se non la si vive (e non è detto che sia male), non c’è una risposta univoca e anzi per gente come me, sempre in movimento e in fibrillazione, forse è la dimensione esatta a cui aspirare, confrontarci con mondi più grandi senza paura di rimanere schiacciati. 

Poi che il destino (oltre al mio lavoro) abbiano deciso che in questo momento dovessi venire qui l’ho messo in conto. I viaggi mi hanno allenato a organizzarmi e purtroppo la mente anche qui corre veloce e alza la prospettiva dei sogni specie se la città ti stimola sempre tanto.