Sabato mattina, incuriosito dalla presenza di striscioni, sono passato in via La Somme, quartiere San Michele, Cagliari.

Così, anche per realizzare un articolo per il giornale per cui collaboro, Sardegna 24, mi sono fatto una passeggiata per cercare di capire i motivi della protesta e parlare con qualcuno.

C’ero già stato da consigliere di circoscrizione qualche anno fa nell’ambito di una serie di documenti che avevamo realizzato per segnalare lo stato di degrado delle zone, prendendo nomi e indirizzi e mandando varie lettere al Comune.

Qualche minuto e si sono avvicinate diverse persone, tutte cortesi. È stato un tour dell’isolato dove c’erano poche bellezze da mostrare: cornicioni che cadono a pezzi, umidità, transenne, case in condizioni igienico-sanitarie precarie.

Mi mostrano caseggiati che non vengono riparati da anni o vengono ripitturati giusto nell’imminenza delle elezioni. Tubi e fili elettrici sono in vista. Qualcuno mi invita a casa per mostrare lo stato degli infissi e dei muri. Citano nomi di candidati, amici che promettevano e che ora neanche rispondono al telefono, lavori mai eseguiti. Imprese che hanno montato ponteggi e poi sono sparite. All’esterno, buche sull’asfalto, fogne che perdono, sporcizia ovunque.

In questo piccolo scorcio di una Cagliari dimenticata (e impresentabile nei salotti buoni della politica e dell’economia) c’è qualcosa di più di una piccola storia di cronaca. C’è il fallimento di una politica.

Mi colpisce entrare in un appartamento di meno di 40 metri quadri. Un figlio con una mamma disabile. Lei dorme accovacciata su un letto. La casa è dignitosa, pulita, come ogni dimora di gente normale che pur nella povertà non perde l’orgoglio. Ma poi scorgi un muro che cade a pezzi, mattoni in vista, un puntello a croce sostiene il soffitto (che stia per crollare?). Ancora umidità dappertutto. Il figlio mostra gli interni senza neanche aver più voglia di arrabbiarsi o di polemizzare.

C’è tanto da dire e da raccontare. Forse anche un po’ per indignarsi da cittadini: nel 2011 una città come Cagliari, la capitale del Mediterraneo (ricordate lo slogan?) annovera ancora periferie in questo stato, troppo spesso associate solo a centri di delinquenza urbana. Invece qui c’è anche tanta gente normale, magari anziana, che aspetta che qualcuno si ricordi che esiste. Che non urla, non sbraita, che tenta di tenere un po’ di dignità anche se la vita fa di tutto per fargliela perdere.

Questa piccola storia è una delle tante facce di un grande problema: le periferie a Cagliari e le case popolari. Qui i candidati vengono in processione a chiedere voti, promettono mari e monti e poi spariscono.

Tra poco passerà un’altra processione, quella della Medaglia Miracolosa: forse l’unica a cui votarsi per vedere un po’ di luce.

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