È strano ma certe volte la vita ti gioca brutti scherzi. Quando meno te lo aspetti, quando pensavi di aver trovato un sottile equilibrio ecco che qualcosa irrompe e scombussola i tuoi piani e come una folata di vento fa cadere l’intrepido equilibrista giunto a buon punto del percorso.
Chissà se è o sarà una rovinosa caduta che lascia lividi e ferite o un atterraggio su un morbido materassino per poi guardarsi intorno e sorridere alla vita.
Stanotte ho dormito poco, affascinato da una luna chiara, dalla notte tranquilla e senza rumori o forse preso da troppi pensieri, speranze e paure, mentre un pezzo di vita mi passava davanti e forse neanche ora me ne rendo conto.
Mi son svegliato, ho ripreso le redini della vita, ho cercato di credere che fosse tutto normale e regolare. Ho acceso il pc, risposto alle mail, controllato gli sms, organizzato il lavoro. Mi sono fatto una lista delle cose da fare. Poi, mi son vestito uguale a sempre: una maglietta, le mie amate adidas trainer grigie, i bermuda. Deodorante e un po’ di Tommy per profumare. Ultimi scampoli d’estate in cui posso permettermi ancora di vestirmi in maniera disordinata senza il rischio di apparire fuoriluogo.
Mi son fermato sugli attimi, sui particolari: l’odore dei pini che non-so-perché mi ricorda sempre le vecchie estati a Santa Margherita, le donne che tornavano da fare la spesa con passo lento, le canzoni che mi riportavano qualcosa o qualcuno in qualche luogo e tempo, il mare che luccica lontano dall’Asse mediano dopo che scavalchi l’incrocio dell’Acentro, direzione Poetto.
Poi ho fatto ordine, messo su scatole, portato via, facendo in modo di concentrarmi solo su quello che stavo facendo, con un’intensità unica e speciale accorgendomi che ogni oggetto apparteneva a qualche sogno rimasto disperso e ora senza nome.
La penna, la musica e il pallone e non solo dovranno riuscire laddove il coraggio rischia di farsi travolgere facilmente dalla paura, come un fuscello in preda alla corrente del fiume.