In un’ora da Milano a Cagliari cambia tutto. L’aria si fa umida e il tempo scorre lento, profuma di salsedine e dolore.

Ho visto il ballo sardo al Bastione, ho visto gente danzare senza perdere contatto con le proprie origini, mi son commosso ricordando la mia infanzia, poi mi son immerso per le strade della Marina sentendo profumo di Sud del mondo nei volti che ho incrociato senza paura che fossero sconosciuti, ho mangiato sushi e bevuto mirto.

Mi son seduto davanti a un mare calmo e ho capito che questa città ce la può fare se prende coscienza di essere un punto di riferimento dell’isola e del Mediterraneo, un crocevia di cultura e idee, sudore e anime. Meno fintivip e fintihipster, birrette fotografate, meno scimmiottamenti di Milano, teste di cazzo modaiole e innovatori fumosi, molta più consapevolezza di essere un piccolo

porto di mare capace di accogliere senza paura il mondo e le sue diversità, con l’affetto di chi è forse povero di averi ma ricco di amore e passione.