I bar di via Roma sono un tuffo in un’altra epoca, un racconto di Cagliari più di un libro.
Spesso ci passo a fine serata, o meglio di primissimo mattino, prima dell’alba, dopo qualche dj set, o nelle mattine in cui sono in zona per lavoro.
Nei bar sotto i portici sembra di entrare in un altro mondo, un salto nel passato premendo un pulsante e attivando una macchina del tempo.
Personaggi appena usciti dalla penna di qualche autore, nobili decaduti, donne d’alto bordo truccate visibilmente, viandanti in attesa del loro treno, ex politici trombati o dimenticati, perdigiorno che sfogliano i giornali, filosofi ubriaconi, glorie di una città che si perde, azzannata da una socialità senza anima né corpo.
Perché oggi quella Cagliari di persone e storie colorate è sbiadita, un quadro vecchio che via via verrà sostituito da un poster di personaggi in cerca d’autore, i nuovi ricchi, i cafonal, quelli del parcheggio in doppia fila, le donnine che rincorrono la borsa all’ultima moda e i politici rampanti delle nuove infornate elettorali.
Quella Cagliari che svernava nei portici, nei caffè, nelle vie del centro, fatta di storie uniche, racconti, glorie del passato e difficoltà a rimettersi in gioco col presente non esiste quasi più.
Anche il personale dei bar da dietro il banco nasconde l’idea del tempo che non passa, il profumo retrò, nei gesti morbidi e ponderati, nel vestiario curato, nella età. Non ci sono ragazzini di primo pelo e nessuno si veste in libertà come si fa altrove. Sono tutti in divisa, livrea da cameriere, sapienza di una vita a fare cappuccini e servire caffè e amari annusando storie, difficoltà e sogni.
Loro sono i primi che possono raccontare come cambia davvero la nostra città.