Stasera sono stanco. Maledizione: giorni da ritmi sfasati. Ho fatto poco. Vorrei tanto avere dalla mia parte il tempo come un congegno. Dormo male ultimamente. Da quando non c’è papà non so perché ma la notte non abbasso mai la serranda, forse aspetto sempre un’alba, e quando sento la porta dell’ascensore spero sempre che sia lui. Ogni tanto ricevo sms inaspettati. Amici che si ritrovano, altri che si perdono. La vita è un grande porto di mare, arrivi e partenze e tu seduto sul molo, guardi l’orizzonte sempre in attesa di qualcosa, qualcuno.
Oggi ho risentito il profumo di parquet. Mi sembrava di essere un alieno, in un mondo che non era più mio. Ora sento una voce che dice: “sei stupido a pensare queste cose”. No, lo stupido sei tu.
Giorni in cui le parole scorrono veloci e altre in cui non escono. Vorrei che fosse sempre facile scrivere e essere al massimo: impossibile. Non ho contato quanti criticano il mio abuso di scrittura: la società vuole che tu perda e loro vincano. Vuole dettarti la strada e i segnali, dove camminare e dove no. Chi va piano non vuole che tu vada veloce e si mette in mezzo. Chi va veloce vuol andare ancora più veloce. Non puoi andare alla tua velocità. Poi leggi parole vuote, stati ripetuti, gente che annaspa sorridente tra drink che sanno di nulla. Sorridono, parlano ma non sono felici. Le loro risate sono forzate. La loro vita è scritta, incardinata dentro serate fotocopia.
Ecco perché te ne freghi della velocità, della loro autostrada, primo casello e svolti. Qualcuno ti dirà “cosa ti sei fumato stasera”, io risponderò “aria fresca della sera”