“Io, vagabondo che son io” si potrebbe dire. O come ho scritto giorni fa, nomade digitale. Prendo il volo e riparto. Finito il breve weekend in Sardegna, tutt’altro che riposante: due giorni al Poetto per il beach soccer della Figc (a proposito, grazie a tutti), il matrimonio di Stefano e Barbara e il pranzo con i parenti. Chi si è fermato? Nessuno.

Aereo ore 7, destinazione Verona. Senza tregua. Poche ore di sonno e tanta energia in corpo. Un weekend che mi è costato pure una multa e meno due punti per una sosta in zona bus. Purtroppo, ma accettiamo.

Alcuni lo chiamano egocentrismo, io lo chiamo semplicemente entusiasmo. Di fare, di non rinunciare, di vivere, anche a costo di perdersi per obiettivi sempre più grandi. Partenza, tosse asmatica, solita levataccia. Volo al check in, voce rauca, abbronzatura parziale. Rush finale dell’animazione. Nulla è perfetto, ma chissenefrega. La felicità è sempre una scelta, non una casualità.