Faccio ammenda per non aver scritto ancora nulla di Monaco. Ci provo, dai.
Monaco, città che rispecchia a perfezione l’idea della capitale centro-nord europea: geografie metropolitane perfette, case curate, tetti spioventi, bei palazzi, pulizia e ordine, riscaldamento avvolgente, verde e giardinetti diffusi, freddo compreso. Certo, è solo un’impressione veloce da viaggio, lo ammetto.
Dall’aeroporto alla città in venti minuti una comoda linea metropolitana vi porta in centro. Il primo impatto alla stazione dei treni, la mia destinazione è del solito mix di velocità, facce e etnie diverse e profumo di cucina, fritto e arrosto a ogni ora. Il cielo è grigio da venerdì, anche qui come da copione. Il tedesco è materia ostica e non sempre nei ristoranti e nelle birrerie si trova alternativa in inglese. I menù lasciano scampo: mentre il portafogli si alleggerirà il tuo peso guadagnerà. Ma ne vale la pena finché, come oggi, secondo giorno e mezzo di cucina bavarese, non alzerò bandiera bianca e cercherò la cucina italiana che qui non si nasconde di certo.
Città a misura d’uomo con un centro storico concentrato – la gioia dei viaggiatori! – dove si possono ammirare molti diversi stili architettonici, dalla Chiesa gotica di San Pietro (St. Peter’s Kirche) al fascino rococò della Chiesa di San Giovanni Nepomuceno (Asamkirche). Monaco di Baviera è stata gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, ma molti edifici sono stati ricostruiti e riportati all’originale bellezza.
Poi c’é l’area più moderna, con la Torre Olimpica e il museo d’arte Pinakothek der Moderne.
Monaco è la patria di alcune delle birre più pregiate al mondo, nonché simbolo di una vivace cultura birraia. Ti giri e c’é una birreria legata a una fabbrica. Venerdì ho fatto tappa in una delle migliori fabbriche di birra di Monaco, la nota Hofbräuhaus, che fu fondata dalla famiglia reale e teatro di uno dei discorsi storici di Hitler. Ci si siede in tavoli comuni, atmosfera di condivisione, non è impossibile far amicizia con altri. Condividevo un tavolo con una famiglia americana e due ragazze irlandesi. Oltre alla birra, il maiale e il pretzel (salatissimo pane bavarese) ho saggiato anche la mediocrità del mio inglese!