Qualche giorno fa ho postato un’immagine di una bella macchina, annunciando la mia nuova attività: fotografo.
In realtà era uno scherzo.
Voglio tranquillizzare tanti: quella non è la mia macchina né sono diventato fotografo col Ph (neutro) vicino al mio nome. Era giusto una provocazione sui tempi moderni.
Però una riflessione, posso?
Oggi ci si improvvisa tutto, ma in particolare si fa ciò che certi strumenti hanno permesso in pochi attimi e con pochi soldi di diventare: una reflex per far il fotografo, un controller per fare il dj, un corso da barman per diventare barman.
Fotografare non è la mia passione e non mi sognerei di farlo: si noterebbe subito la taroccata. Posso studiare, migliorare, fotografare, ma le passioni sono altre e affondano nel tempo. Lo studio aiuta a migliorarle ma se ti manca il fuoco dentro…
Oggi vedi tanti “appassionati” di cose. Provano tutto, lo dicono in giro, ma non trasmettono nulla e poi spariscono dopo qualche stagione. Il loro agire è legato alla disperazione, al dover fare i soldi e alla necessità di essere famosi e avere un po’ di popolarità. Cercano le strade semplici: qualcosa che non presupponga tempo, studio e preparazione. Facebook ne ha creato mille.
Un appassionato lascia il segno, il caddozzone improvvisato lo sgammi al volo.