Pochi giorni fa ho visto Il film Perfect Days, gioiellino del regista Wenders.

Hirayama, il protagonista, vive le sue giornate scandite come un rituale, una cerimonia. Il suo lavoro semplice e umilissimo di addetto alle pulizie dei bagni di Tokyo non gli impedisce di cogliere continuamente attimi di bellezza ritagliati nello squallore del quotidiano e della routine.

I bagni pubblici che lui pulisce con cura certosina sono quasi la metafora del mondo e della vita.

Il suo giovane collega gli domanda all’inizio della storia “perché lo pulisci così bene, tanto tra poco lo risporcheranno”?

Come domandare a un illuminato perché parla della verità se tanto poi gli umani dopo averla udita tornano presto a illudersi.

Sul volto di Hirayama si alternano, in perfetto equilibrio, la beatitudine estatica e la compassione per la vita.

Perfect days è la semplicità che trafigge il cuore, il balsamo dell’anima, la pellicola che ci riconcilia col mondo e con la sua più intima assenza.

Hirayama osserva il mondo che lo circonda. Le sue interazioni sono microstorie esistenziali dosate con sapienza.

Trova nella sua vita ordinaria una straordinarietà di piccoli piaceri che gli permettono di vivere con gioia: la lettura di un libro la sera, la fotografia con una macchina analogica, il bagno purificatore, una bevanda dopo il lavoro, il salto nella libreria di libri usati, il pranzo al parco, la bicicletta che lo porta. Tuttinrituali che si ripetono in un loop inizialmente disorientante.

Questi film rendono migliore la nostra vita e ci riportano al centro, dove la lentezza, il rispetto e la pazienza sono le armi migliori. La bellezza di essere semplici e forse anche vulnerabili, la bellezza di trovare qualcosa anche nell’ ordinarietà.

Non perdetelo!