Anniversario del mio ultimo giorno di scuola

Il raffreddore mi tormenta ancora, ma oggi andrò al mare in barba ai rischi di stare male. Festeggerò l’anniversario del mio ultimo giorno di scuola, così come si addice a un ex studente del liceo, nel mio caso il Pacinotti. Anche noi abbiamo le nostre celebrazioni. Eppure quei tempi ci mancano e a chi troppo frettolosamente dice “finalmente dico addio alla scuola” sappiate che state dicendo addio a un’epoca felice della vostra vita, a uno stato mentale, a un qualcosa che non risentirete più nel cuore. Ve ne accorgerete tra pochi mesi o anni… 😉

 

Ancora mi ricordo l’ultimo giorno di scuola… Anche se per noi finiva sempre un po’ prima, verso il 20 maggio. Cominciavano le assenze. Tempi in cui ripetere l’anno era un disonore, fare vela un’eccezione da non svelare in giro, i professori dei maestri e ritirarsi da scuola un peccato mortale: saltellavamo tra promozioni sudate ed estati affogati nei libri di latino, biologia e inglese, le tre materie con cui andavo meno d’accordo.

 

E poi c’era l’estate. Povera di illusioni e sogni e senza smanie strane. Che era anche tanto Poetto. Ma niente stabilimenti se non quello militare. Spiaggia libera, P diretto o il 3 da prendere alla fermata del quartiere del sole dopo chilometri a piedi sotto il sole per rientrare a casa. Non eravamo tipi da Lido o D’aquila, da passerelle vip, da aperitivi e vestiti alla moda, ma da chitarre, palloni, partite mettendo come pali le ciabatte o i cassonetti, canzoni di Liga, Vasco e Litfiba, schienate e valigie. Gelato ai chioschi e rientri nel pomeriggio o prima di pranzo, arrostiti come non mai.

 

Estati dei ricordi, le più belle. Ma in questi ultimi anni ci mancano i tormentoni, i motivetti musicali un po’ stupidi che ci accompagnano. O meglio, sono già usciti se pensate a Telò o a Takatà. Manca il Festivalbar, ma resta sempre il Liuk, ghiacciolo chiave del nostro passaggio da una generazione all’altra (senza pensare al cremino). Manca l’estate del non fare nulla, ora devi lavorare e guadagnarti da mangiare.

 

Tra poco cominceranno gli europei (stavo per scrivere mondiali): quanto ce ne frega?  Sono molto disattento, poi i recenti scandali mi hanno allontanato ancora di più dal calcio professionistico.

Scandali che ogni giorno sentiamo, in tv o nei giornali. Si fa la gara a cercare notizie ad effetto anche quando le notizie non ci sono. Lo fanno i giornali, lo fanno anche gli ultimi sfigatissimi bloggers. Possibilmente cronaca. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello del Poetto. L’eternit secondo un consigliere comunale sarebbe stato depositato da alcuni sabotatori. Verità o notizia per prendersi qualche titolone sull’Ugnione? Vedremo. A me sembrano fantasie, ma siamo pronti a discutere all’infinito.

 

Sarà insomma la solita estate cagliaritana: chiacchiere e caffè, come ti vesti quest’anno?, sei “in” o sei “out”, che fai perFerragosto? slip o boxer? tatuaggio o piercing? Accollassati in riva al mare a cercare amori e tradimenti, corna e fidanzamenti della durata classica di due mesi e qualche settimana, aspettando la vittoria dell’Italia. Sarà l’estate dei mille commissari tecnici ed esperti di nazionale dopo esser state esperti navigatori per la Costa Concordia, metereologi, economisti, avvocati penalisti, politologi finanche sismologi.

 

La solita estate della inesistente  Cagliari turistica, delle occasioni mai prese al volo, dei rinvii e del “non si può fare” (ballare sulla spiaggia, per esempio) che ogni anno viene dichiarata a parole, nelle elezioni. La Cagliari dei gestori che ti guardano in cagnesco, degli organizzatori che tengono fuori un turista perché “vestito non adeguato alla serata”, degli stranieri offesi e depredati nei negozi dove il “do you speak english?” diventa “ta*azzu ollisi”

La Cagliari della nuova area concerti del Sant’Elia, dei baretti nuovi di zecca tutti uguali tranne qualcuno, delle tambureggianti serate exclusive vip (alcune con ingresso in nomi su lista ipod, per intenderci), le serate over, i red carpet, il pubblico e la musica migliore (e dove sennò?), gli aperitivi sold out e le “inaugurazioni”. Le estati dei tutti organizzatori, tutti dj, tutti p.r.. Le estati dei modelli e delle modelle che non perdono uno scatto e si immortalano in ogni posa, anche la più estrema, anche la pià desnuda.

 

L’estate triste di chi ripete sempre il solito teatrino, segue le mode, la massa, il gregge, fa sempre le stesse cose da anni. Dai titoli dei giornali agli eventi su facebook.

 

Un’estate da godere ma da cui scappare ogni tanto per non morire di malinconia per il passato (e quindi preparatevi un piano B, un viaggio liberatorio, una via d’uscita prima di morire cagliaritanizzati). L’estate da assaporare solo quando viene settembre, quando ci riapproprieremo degli spazi e delle spiagge, del silenzio e della tranquillità, del piacere di essere sardi.

 

Vado al mare. Presentarmi in Trentino tra dieci giorni con le gambe e il viso pallido potrebbe essere motivo di sfottò.

Un pensiero mattutino a Rossella e agli amici dell’Emilia. Ma anche a tutti quelli che, per un motivo o per l’altro, non se la passano bene oggi. Ricordatevi il vostro ultimo giorno di scuola, le cazzate e le risate. Quanto stavamo bene con poco. Un sorriso vi tornerà.

 

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