Non ci sono dubbi: per Natale siamo tutti più cattivi. Non ci credete? Provate a visitare un centro commerciale o un ipermercato, provate a partecipare alla corsa dei regali, anche andando al piccolo trotto. Fermatevi e osservate un attimo.
Vi troverete a combattere con l’esercito dello shopping prenatalizio, famiglie, adulti e giovani che si incattiviscono per conquistare l’ultimo oggetto dagli scaffali o l’ultimo parcheggio disponibile. Si lamentano della crisi ma poi spendono e spandono come se nulla fosse. Recentemente leggevo dei negozi “alla moda” di Milano (abercrombie e dintorni) dove tanti liquidano gli stipendi di un anno di un dipendente pubblico come se nulla fosse. È pur vero che ognuno è libero di fare ciò che vuole con i propri soldi (anche se tanti di questi i soldi non li hanno guadagnati col duro lavoro ma ricevuti in regalo o eredità) ma la leggerezza con cui si scialacqua il denaro è disarmante.
Non parliamo poi delle file per fare i pacchetti: scene da scherzi a parte con signori di mezza età che si presentano con 25 regali da impacchettare, superano gli altri in fila con un finte alla Maradona e lasciano 20 cent di offerta ai volontari.
Il Natale ci rende più buoni? Non proprio. Forse esalta i nostri vizi di consumatori incuranti dei tempi che corrono.