Un pomeriggio a Torremolinos, Andalusia, Spagna
Come certe mattine di quasi estate che ti trovano distratto, seduto sul bordo della giornata, senza fretta.
Sono partito da Málaga in treno, ma sembrava più un sogno suburbano: il mare da una parte, palazzoni un po’ anni ’70 dall’altra. E poi, all’improvviso, i negozi in ogni dove – pelle, abiti, cappellini, magneti, collane – che ti trasportano in discesa verso la parte più importante per me, la spiaggia. Lunghissima, piatta, dorata. Piena di stabilimenti ma di spicchi liberi. Un lungomare che sa di crema solare e birte fredde. Di canzoni spagnole anni ’90 che rimbalzano tra gli ombrelloni e di tedeschi anziani in ogni dove e su ogni mezzo.
Ma se ti sposti di qualche strada, Torremolinos cambia, per fortuna. Diventa un paese andaluso, con vecchi che giocano a carte all’ombra e insegne sbiadite che raccontano stagioni finite.
Ho camminato senza meta, lasciandomi portare dall’odore di pesce fritto e dall’eco delle radio. A un certo punto mi sono seduto sotto un palma qualunque, in un pezzo di spiaggia libera, e ho capito che questo è il ritmo giusto: né troppo veloce, né troppo fermo. Osservavo i primo timidi bagni, le famigliole stese su teli enormi, i tedeschi con la pelle infiammata.
Qui non è solo alberghi come ecomostri e movida attempata come sembrerebbe se sei distratto: è anche malinconia mediterranea, memoria anni ’70/80, e una voglia semplice di vivere al sole, senza troppa filosofia.
