Oggi ero a teatro con la storia del poliedrico Quincy Jones, con una produzione di @figlidartemedas e Officine permanenti.
Non ero lì per insegnare,per suonare o per raccontare anche se il mio ruolo era DJ: ero lì per esserci. Per condividere qualcosa con altri artisti, con compagni di viaggio che, anche solo per qualche ora, hanno camminato accanto a me: Fabio Medda, Dandy Massa, Nanni Zedda e Gianluca Medas (non vi taggo perché mi sembra stalkeraggio).
Penso poi: so più definirmi con esattezza da tempo.
A volte scrivo, a volte metto musica, altre volte semplicemente ascolto.
Ma quello che sto capendo – e che oggi mi è stato chiaro più che mai – è che sto cambiando pelle.
Sto cercando un modo più profondo, più mio, più autentico per esprimermi.
Questo momento non è un traguardo. È una transizione.
E sono sempre grato a chi c’è stato, a chi ha creduto in me anche quando io ero ancora in cerca della mia voce.
Non dimentico nulla. Né le serate in cui ho fatto ballare, né quelle in cui ho sentito il bisogno di rallentare.
Grazie.
A chi mi ha accolto. A chi ha oggi condiviso il palco.
A chi, semplicemente, c’era e c’è in ogni dove.

