Ho appena finito di leggere Spegni il fuoco della rabbia di Thich Nhat Hanh, monaco vietnamita, grande maestro spirituale del nostro tempo.

Un meraviglioso libro con riflessioni sulla rabbia e sull’origine dell’infelicità che ha tra le cause l’errata conoscenza (ignoranza), il desiderio ossessivo e la rabbia stessa.

Thich Nhat Hanh afferma che la felicità è una pratica che ha a che fare con la trasformazione della sofferenza e del dolore che alberga dentro di noi. Ma non c’è conflitto, quanto convivenza, consapevolezza di quel che succede. Non si può annientare la rabbia, ma bisogna riconoscerla e conviverci. Questo è l’unico metodo per poterla superare.

IL TRATTATO DI PACE

Tra i tanti spunti, alla fine del libro, c’è un Trattato di Pace fatto firmare alle famiglie di Plum Village nel corso di una cerimonia alla presenza della comunità. Il consiglio di Thich Nhat Hanh è di adottarlo e adattarlo, sentendoti libero di modificarlo.

Perché possiamo vivere a lungo e felicemente insieme, per sviluppare e approfondire costantemente il nostro amore e la reciproca comprensione, noi sottoscritti facciamo voto di osservare e praticare quanto segue:

Quando sono arrabbiato mi impegno a:

1. Astenermi dal dire o fare qualsiasi cosa che possa causare ulteriore danno o intensificare l’ira.
2. Non reprimere la mia rabbia.
3. Praticare la respirazione e prendere rifugio nella mia isola interiore.
4. Con calma, comunicare entro 24 ore a chi mi ha fatto arrabbiare che sono irritato e sofferente, sia verbalmente sia consegnando un ‘Messaggio di Pace’.
5. Chiedere un appuntamento, sia verbalmente sia tramite un ‘Messaggio di Pace’, per un successivo giorno della settimana per discutere la questione in modo più esauriente.
6. Non dire: ‘Io non sono arrabbiato. Va tutto bene. Non sto soffrendo. Non c’è nessun motivo per essere arrabbiato, niente che meriti di suscitare la mia ira’.
7. Praticare la respirazione e il guardare in profondità nella mia vita quotidiana, mentre sono seduto, sdraiato, in piedi e mentre cammino, per vedere:

a) i modi nei quali anch’io, a volte, sono stato maldestro.
b) come ho ferito l’altra persona a causa delle mie tendenze abituali.
c) come il seme della rabbia, che è presente in me, sia causa primaria della mia ira.
d) come la sofferenza dell’altra persona, che innaffia il seme della mia rabbia, sia la causa secondaria.
e) come l’altra persona non stia cercando altro che il sollievo dalla propria sofferenza.
f) che io non potrò essere davvero felice fino a che l’altra persona continua a soffrire.

8. Scusarmi immediatamente non appena mi rendo conto della mia mancanza di tatto e di consapevolezza.
9. Posticipare l’appuntamento nel caso io non mi senta abbastanza calmo per incontrare l’altra persona.