Mi scrive una cara amica, che ha un bar in centro a Cagliari, Avventura Cafe’, Via Campidano, 1/C
Si chiama Cristina e l’ho conosciuta anni fa nella gestione di un chiosco al Poetto.

Penso a tutti gli amici che hanno un bar o un ristorante. Penso a quanti sforzi e quanto sudore… a chi dice che questo non sia essenziale.

“Tutte le mattine mi alzo e, mentre faccio colazione, telefono ad Oscar (che ha aperto il bar)…
Da maggio, quando abbiamo riaperto, in quella telefonata c’è una domanda non espressa… “C’è gente?”. La risposta è sempre la stessa.
Allora io mi preparo, porto fuori il cane e raggiungo il mio locale, indosso il miglior sorriso e lo offro ai pochi clienti che arrivano.
Chissà se lo capiscono quanto ci costa quel sorriso, quanto è dura poterglielo offrire, quanta fatica e tenacia dobbiamo cercare dentro di noi, quotidianamente, per proseguire quando tutte le notizie che arrivano sono negative.
E non si dica che ci hanno aiutato: ci è stato assegnato un prestito, mai arrivato per altro, ma pur sempre e solo un prestito. E intanto lo smartworking viene prorogato. E la mia clientela, sostanzialmente di impiegati, è a casa…
Ora vi lascio, devo andare ad indossare il mio miglior sorriso, velato di lacrime ed angoscia, ma da fuori non si vede…”