Palestra, allenamento.
Inizio i miei venti minuti di corsa sul tapis roulant.
Come sempre accade, il mio asciugamano va per terra. Sbadataggine. Lo metto sempre in posizioni improbabili, ma ora non posso riprenderlo perché sto correndo.
Allora invento un fortuito esperimento sociologico: inizio a contare quante persone passano senza raccoglierlo: una, due, una terza persona. Poi ancora una quarta, una quinta, fino a una settima. Siamo a quasi dieci minuti. Passa una bimba, otto persone totali. Poi la nona, una ragazza, me lo raccoglie. La ringrazio. E mi chiedo: perché la gente ha paura di compiere dei gesti positivi che – se ci pensi – non costano nulla? Perché ben otto persone sono passate prima? Un po’ quando vedi un rubinetto che perde o casca un oggetto dagli scaffali del supermercato: perché non fai nulla?
Domando: è un gesto così assurdo? Mette a repentaglio la propria privacy? È così complicato guardare e parlare con una persona sconosciuta (oittaddannu, penserebbero certi cagliaritonti che hanno paura di conoscere qualsiasi persona non sia del proprio circolo vizioso?).
E soprattutto, perché su facebook mostriamo tutto di noi, tette culi mutande cazzi e lazzi, ci riempiamo di frasi e poi…
O forse l’indifferenza e il giudizio sociale ci ha portato a negare anche i semplici gesti positivi, per timore che qualcuno ci etichetti come sfigati, in un mondo dove vanno avanti solo quelli che urlano e insultano?