Ho stretto due cose nella valigia, buttato nel cestino insalate e banane maleodoranti, chiuso la porta e sono uscito di casa.
Fuori, i rumori della Milano di ogni giorno mi hanno fatto sentire strano, quasi un peccatore, quasi come uno studente che ha marinato la scuola. La 90/91 vomita gente, dietro di lei la 92 diretta senza pietà verso Bovisa. E ancora un’ambulanza che sfrecciava, un bar vecchio stile con insegna tavola calda e buste della spazzatura in attesa di raccolta.
Tunnel Mortirolo, passaggio sotto i bimari della stazione, sporcizia, puzza di piscio e un giubbotto slam appeso.
Stazione centrale, la sua piazza di sbandati e anime erranti.
Si rientra ed è già miracolo riuscirci. Con amarezza.
Fare un biglietto e riuscire a lavorare fino a venerdì era impossibile, e così stavolta è andata, in anticipo, sacrificando giorni di lavoro ma nei prossimi ponti dubito di rifare pazzie così. Poi ti dicono “prenota molto prima!”, certo, ma quando hai un lavoro e impegni che si materializzano pochi giorni prima sembra facile.
Ogni rientro provoca una bella dose di stress. O forse è il pegno da pagare per il tradimento, il ghigno della tua terra che ti ripaga così. Forse un segnale, forse chissà. Ma il prezzo vale in un atterraggio con vista città e in una manciata di tramonti sul Campidano.
“Solo andata 5 euro”, il bus parte alle 8 e mezzo. Un ragazzino pare abbia acquistato un biglietto e non sia tornato a riprenderlo, l’omino napoletano che smista le anime in salita.
8:30 si parte, forse. Il pullman non ha ancora acceso il motore.