Ieri è stato bellissimo rivedere in tv una pellicola che ha fatto epoca come quella di Alberto Sordi e la moglie (la bravissima Anna Longhi). Le vacanze estive di Remo e Augusta Proietti, veraci popolani romani, che vengono per la prima volta organizzate dai loro figli, in giro per musei, concerti di musica contemporanea e esposizioni di arte moderna. Oltre a riportarmi dietro in una comicità che non esiste più, in un’Italia bellissima che ho avuto la fortuna di visitare, ho pensato ai modi diversi di viaggiare: a chi viaggia e chi fa il turista. Curioso sempre nelle vacanze altrui. Facebook è straordinario anche per questo. Tanti partono: oramai partire è più facile di restare (e anche più economico della nostra isola).

La Spagna, ovvero la città meno spagnola come Barcellona, è la mèta più ambita. Conoscete il mio amore per la Spagna, che è abbastanza diversa da Barcellona. Ma sono punti di vista. Prima si andava tutti a Londra, poi c’è stata brevemente Berlino. Ora se dici partire, mediamente tutti rispondono, Barcellona. Città meravigliosa, peraltro. Poi mi ha incuriosito tantissimo un amico che si è organizzato un viaggio con un vecchio furgoncino Volkswagen e chi si è preso l’interRail. Modi diversi, interessantissimi.

Ma alla fine, domanda, quanti colgono il senso del posto dove vanno? Quanti riescono a non essere cagliaritani/italiani anche fuori, a togliersi qualche comodità, a mettersi in gioco e a immergersi nelle realtà che visitano, cercando di assorbire quanto più possibile le emozioni, le sensazioni, i sapori, il vivere, le persone che incontrano? Quanti si portano invece dietro sempre un fardello di abiti, abitudini, certezze, schemi mentali, per essere sicuri?

La metafora perfetta sono valigie piene come se non ci fosse domani, 4749 cambi d’abbigliamento, tutti con l’etichetta, quasi che dovessero dire “guardami, sono italiano”, senza un’incertezza, senza qualcosa che manchi, senza un volersi mischiare. Chiusi in alberghi quattro stelle, con itinerari organizzati, buttati nelle vie dello shopping dove vedi le stesse vetrine di una normale città mercato: mutande, H&M, Mc Donald’s, Starbucks e ancora mutande.

Tanti non partono mai, anche se fisicamente si spostano. Il viaggio potrebbe essere una grande liberazione dell’anima. Un lasciarsi dietro mille cose. Perdono quest’occasione.

Poi ci sono quelli che partono davvero. E dai loro racconti di viaggio, dalle loro foto postate, ti incuriosiscono: ti senti come immerso nelle realtà che visitano, come se stessi al loro fianco, anche se non hai pagato il biglietto. Anche una foto fa capire che loro sono viaggiatori, non turisti. Che almeno ci provano.

A tutti loro che incuriosiscono un nomade digitale come me, che ci danno nuovi spunti e stimoli per partire, nuovi punti di vista e orizzonti, dico sempre GRAZIE