Era il 25 settembre 2014, stavo partendo per un altro viaggio in Spagna. Ricordo come fosse ieri: mentre ero ai controlli di sicurezza dell’aeroporto di Elmas ricevetti una chiamata. Mi dissero che Alberto non c’era più.
In un attimo, come succede ancora oggi in questa data, mi si affollarono nella mente tanti momenti, tante serate che avevamo condiviso. Ma soprattutto riaffiora la sua grande figura: quello che ha rappresentato per il DJing e per la musica house in Sardegna.
Mi ha avvicinato alla musica house facendomi amare e comprare tanti dischi che ancora custodisco, ho condiviso con lui una delle mie prime console importanti da resident DJ – nel 2000 al Varadero -ma anche a un modo diverso di intendere il mestiere del DJ come artista. C’erano poi tante altre cose curiose: i messaggi in piena notte, i caffè al T hotel, le sue cassettine mixate, le battute sui miei errori, i progetti mai realizzati, le colazioni al Giardino.
Alberto non aveva un carattere facile, aveva i suoi umori e le sue spigolature, ma spesso sono proprio i caratteri difficili quelli che sanno regalarti le amicizie più sincere e l’affetto più autentico. Forse perché quella durezza nasce da ferite profonde che non conosciamo, forse perché tutto é sempre contradditorio nella vita.
La sua assenza è sempre un silenzio assordante. Come quella di un altro amico della disco troppo presto andato via, Federico, che mi ha fatto conoscere e lavorare con Alberto, puntando su di me come dj all’alba del nuovo millennio.
Troppi amici preziosi mi hanno lasciato solo. Eppure per loro, come per chi mi sostiene e mi aiuta oggi, serbo sempre un pensiero di gratitudine immenso.