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Il passato che non passa: perché le serate vivono (ancora) di revival

Perché le serate vivono (ancora) di revival?

Le serate revival – anni ’90, anni 2000, a volte anche anni ’80, italiane – riempiono le piste da nord a sud, attirando un pubblico trasversale: nostalgici, curiosi, giovanissimi che non hanno mai vissuto quei decenni ma li idolatrano come fossero mitologia pop.
È un fenomeno culturale, non solo musicale. In un presente complicato, dove mancano riferimenti forti e il futuro appare incerto, il passato diventa rifugio. E non è solo una questione di memoria: molte hit del passato contengono davvero una qualità musicale, una forza melodica, una spontaneità di produzione che oggi si fatica a ritrovare.
Non stupisce, quindi, che anche i DJ più contemporanei – quelli che suonano house, techno, electro – spesso campionino brani iconici o remixino pezzi pop di decenni fa. Le vecchie canzoni tornano, rivestite di nuove sonorità, ma l’anima resta quella. In certi casi si tratta di operazioni raffinate, in altri più commerciali, ma il risultato è lo stesso: il passato ha ancora un’enorme presa sul presente.
C’è un lato affascinante in tutto questo: la possibilità di riscoprire e reinterpretare. Ma anche un lato più inquieto: come se la creatività collettiva avesse perso un po’ del suo slancio verso il nuovo. Come se l’industria del clubbing, e in parte anche i gusti del pubblico, fossero più rassicurati da ciò che già conoscono, piuttosto che desiderosi di qualcosa che non hanno mai sentito prima.
A contribuire a questo cambiamento è anche il nuovo volto di tanti DJ che, fino a pochi anni fa, erano considerati estremisti del suono, puristi della scena underground. Oggi molti di loro si sono ammorbiditi, diventando quasi delle icone commerciali, complici anche i social, dove la comunicazione conta quanto – e forse più – della selezione musicale. I loro set si sono aperti a suoni più riconoscibili, più accessibili. Non è più un tabù, per esempio, sentire in discoteche storiche come il Cocoricò anche Gigi D’Agostino, un tempo considerato “fuori contesto” in certi ambienti.
Certe tracce del passato, quando risuonano in un impianto potente, fanno ancora vibrare. Il punto è chiedersi: stiamo ballando per ricordare o stiamo dimenticando di cercare qualcosa di nuovo?