Ci sono rituali che raccontano ogni partenza, la foto sulla rosa dei venti, il caffè e la spremuta, bottiglia d’acqua e le gomme. E mentre una porta allarmata si lamenta come il peggior bimbo, provo a cercare una rivista sugli scaffali. Vado via perdente, e scendo le scale. La fila è già composta, decido di prendermela comoda affondando sui sedili blu del piano interrato.
Brussel cialeruà, ti mando un messaggio appena arrivo, facce belga si mischiano a visi inconfondibilmente sardi. “L’imbarco avverrà a piedi, non passare sotto l’ala”. Ricarico la scheda del cellulare, la gomma verde vigorsol ha perso il gusto fresh e cerco qualcosa dove impacchettarla per non ritrovarmela tra le cose in tasca. “alcuni bagagli andranno in stiva” rumorio di gente.

In cuffia pop a tradimento:

“I know it breaks your heart
Moved to the city in a broke down car and
Four years, no call
Now I’m looking pretty in a hotel bar and
I can’t stop
No, I can’t stop…”.

Già, moved to the city, I can’t stop, difficile stare fermi, è proprio una malattia. #tixilife