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Quando facebook può uccidere

A volte facebook può uccidere. La libertà di parola non conosce freni e di questo spesso siamo sempre tutti un po’ colpevoli, me compreso.

Quello spazio vuoto da riempire che si chiama stato ha un potere fortissimo: esser letto da tanti e far creare un’opinione, un’idea, una sensazione collettiva. In positivo e in negativo. Vero o falsa. Su un fatto e soprattutto su una persona. Quanti ne sono consapevoli?

Una illazione, una chiacchiera, una battuta velenosa e davvero la vita di qualcuno può cambiare. Non parlo dei giornali, che con certi titoli superficiali o con certi scoop hanno deciso il futuro di tanti. Certi giornalisti al posto di tastiere e penne hanno coltelli da insanguinare in cambio di stipendi da fame. Devono portare lo scoop, comunque. Se creano il caso da copertina hanno vinto. Se si rivela un falso colossale, loro non pagheranno quasi mai, se non (forse) con la coscienza. Nessuno risarcirà chi è stato sbattuto in prima pagina.

Parlo dei social, diventati strumenti di guerre personali, di attacco sistematico alle idee diverse e alle persone, alle loro intimità, alle loro tendenze e al loro cuore.
Quante ne leggete di queste accuse infamanti scorrere nelle home? Quanti link copiati e incollati senza un briciolo di consapevolezza e sensibilità per i contenuti e le foto? Si butta nel calderone tutto quello che passa per la testa in quel momento.

Siamo consapevoli di questa forza esplosiva che ha facebook?
Probabilmente lo ignoriamo o non totalmente.
Continuo a dire che la libertà sia una cosa pericolosissima se in mano di irresponsabili.

L’esempio del ragazzino suicidatosi a Roma per le battute sui suoi pantaloni rosa e sulla sua identità sessuale compresa l’immancabile pagina fans su facebook (ma qualcuno le controlla?) è una vittima non solo dell’ignoranza che regna in questo paese, troppo arretrato e attento a compiacersi delle proprie miserie di cartapesta e poco a capire gli altri, ma anche di questa strana libertà chiamata facebook, che permette davvero a tutti di dire la loro, di parlare senza sapere, per sentito dire, di spiare la vita altrui e appena si sa qualcosa di sputtanarla allegramente in cerca d’applausi.

E quando le stupidate si ripetono, in un paese dove la sciocchezza, il nulla e l’idiozia sono al potere, rappresentano modelli di vita e scuole di pensiero, nei giornali, in tv, negli stadi, nelle scuole, nei campi di gioco, in discoteca, negli aperitivi, diventando armi pericolosissime in mani irresponsabili che provocano anche questi suicidi. Ecco facebook, la parola, può decidere la vita di una persona.

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