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La Siesta

Un pezzo di Sardegna di quella bella e che adoro, che non scimmiotta milano o ibiza. Sulla provinciale rientrando a Cagliari, altezza Capitana, in uno dei tanti incroci dimenticati da Dio, il bar La Siesta (mai nome fu più azzeccato per descrivere l’aria che respira) sembra un’oasi nel deserto.

Qui puoi fare un salto nella Sardegna anni 80, di birre Ichnusa e gazzose Primera quelle per rinfrescarti quando in auto stavi senza condizionatori d’aria.
I banconi marroncini, il listino prezzi con le lettere da comporre (strano non siano in lire), gli espositori color argento con una sfilata di orzate, mirti, Amaro Averna e Villacidro, e al banco una bellissima ragazza tatuata, mora, con capelli lunghi e lisci, labbra morbide.
– ciao, prego
– un cappuccino, un cornetto e un bicchiere d’acqua
– acqua da mezza?
– no, un bicchiere pieno.
Lei, uno sguardo profondo e semplice, che potrebbe raccontare da sola la mia idea Sardegna.

Sardegna bellissima, ma…

Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di condividere una piacevole cena con una coppia di amici qui a Milano. Lui sardo, lei americana, vivono e lavorano con due importanti aziende a Dallas.

Il discorso è caduto sulla nostra Isola e come sempre ci siamo ritrovi su un concetto: bellissima da vivere, ha sottolineato soprattutto Sara, con una qualità della vita fantastica, ma per il lavoro pochissime opportunità e comunque le competenze sono svalutateTi devi accontentare e subire quel che passa il convento, con grossi rammarichi per non poter fare altro.

Ieri, scorrendo il mio curriculum per una collaborazione, ho ripensato a quante cose ho fatto, quante collaborazioni, con un pizzico di orgoglio ogni tanto (a rischio di presunzione), a quante esperienze collezioniamo nella vita e non possiamo mai spenderle (nella) per la Sardegna. A quante preclusioni per pensare in grande, qualcosa che non c’è concesso. A quanta frustrazione siamo costretti a subire e a veder riconosciuto, paradossalmente, il nostro valore altrove, lontano, magari da sconosciuti che nemmeno pensavamo, mentre dobbiamo vergognarci di raccontarlo in patria. Rischiamo infatti di essere oggetto di invidia e scherno e cominciamo noi stessi a credere di non valere nulla.

Ecco, resterà in fondo una grandissima amarezza, un senso di incompletezza, che ci porteremo, forse, in dote fino alla vecchiaia. Navigheremo sempre cercando un po’ di Sardegna altrove, con una luna piena e magari accontentandoci delle stelle e del mare.

Silenzi assordanti!

Certo, i problemi della città sono la musica ad alto volume e chi strimpella in una piazza. Ci mancherebbe solo un bando contro i dj e i gruppi dal vivo, i barman e i ristoratori e sarebbe tutto più chiaro.

D’altronde, in una città di mare, dal clima caldo e da vivere all’esterno chiedere il silenzio assoluto dalle 22 è la dimostrazione che chi amministra forse vive poco tra la gente. Anzi, non ne capisce proprio nulla, ma lavora solo di ordinanze e regole. Decide e tutti devono adeguarsi.

Poi si continua a colpevolizzare chi vuole semplicemente rilassarsi e divertirsi dopo una settimana di lavoro e dovrebbe pure averne diritto di farlo senza timore di sanzioni (divertirsi non significa essere maleducati, chiarisco).

Nessuna parola e azione, invece, sui teppistelli e sui gaggi, con la criminalità spicciola nelle strade e nei bus, con vicinati in mano ai balordi. Quelli no, non si toccano. Loro possono agire indisturbati.

Quando c’è da fare i forti le amministrazioni cercano sempre gli obiettivi facili.

Isola, giovani e lavoro

Ricevo molti messaggi di persone che mi raccontano vicissitudini e problemi di lavoro. Non è un momento facile per nessuno, specie nell’isola. Il consiglio che mi sento di dare, tra i tanti, è evitare questa “moda” di aspettare dopo l’estate per muoversi. Troppe persone rimandano l’appuntamento con un lavoro nell’idea di farsi una vacanza, poi si vedrà ” a settembre”. Soldi persi, tempo sprecato e grande errore. Permettetemelo.

Arrosti e ricordi

Il profumo di arrosti a Barceloneta mi ha fatto pensare quando, da piccolo, andavo nelle feste di paese in Sardegna. Che emozione quando suonava l'orchestra e la batteria rimbombava nel petto, che emozione quelle luci colorate e gli strumenti che se stavi attento potevi riconoscerne il suono, il giro immancabile nella giostra e le vertigini, il torrone di Tonara, poi la polvere dei parcheggi, le baracche piene di gente felice, le cassette di Benito Urgu (e non ascoltare certe barzellette piene di fueddu malusu!), i gabilli del paese con le canzoni di Vasco e le uno iniezione elettronica, la paura dei botti dei fuochi d'artificio e la stanchezza che ti prendeva a metà serata. Poi i ritorni dormendo in macchina nei sedili di dietro che ti svegliavi e come per magia vedevi le luci della città
Ricordi di una bella Sardegna.

Emozioni non filtrate

Dopo tanta curiosità e foto sul web (per intenderci “lessamento di wallace”) ho finalmente provato l’Ichnusa non filtrata.

Sono rimasto deluso.Mi avesse comunicato qualche sensazione particolare, qualcosa per cui ricordarmi di averla bevuta, nulla…giuro! E non è stato solo il mio giudizio.

Ho scrutato l’etichetta alla ricerca di altri emozionanti indizi comunicativi e si capisce che è forte la voglia di dire ched’è sarda e che è nata localmente.

Domando (senza polemica e forse banale): ma la ggggente prende la birra (un po’ come usa gli occhiali e i pantaloncini corti perchè vanno quest’estate) perché lo fanno gli altri quindi ripete gesti per ricerca di sicurezza e conferme sociali, per senso di appartenenza territoriale (bevo Ichnusa=sono sardo) o perché alla ricerca di un gusto diverso o esperienza sensoriale?

P.s. tanto di cappello a come Ichnusa e il suo marketing siano entrati nell’immaginario collettivo.

Tranquillità e spensieratezza

Del Sulcis mi stupisce la lentezza e la tranquillità che trasmette la gente, quel senso di perduto e di solitudine che ti infonde. Quel semplice modo di vivere, spensierato e leggero, che avverto, lontanissimo da tensioni e ossessioni.
Le cose sono due, o son bravi attori o hanno scoperto il segreto per sopravvivere alla crisi

Potenzialità inespresse

L’emozione e l’entusiasmo dei turisti che arrivano in Sardegna e che incrocio in ogni volo per Cagliari, le chiacchierate rubate e lo sguardo d’amore non appena scorgono i primi segni di questa terra infinita è la conferma che quest’isola ha un potenziale e un richiamo sensoriale davvero enorme, purtroppo inespresso. E penso che sarà sempre così, non vedo via d’uscita. Facciamocene una ragione, forse è il segreto per viver meglio.

Doddore

Non ho mai pensato che Doddore potesse incidere su equilibri politici né far sul serio e forse, anzi sicuramente, ha incasinato ulteriormente la causa indipendentista già incapace di far fronte comune e spesso uscire dall’angolo e trovare quella credibilità e forza necessaria per poter avere seguito.

Era un simpaticone, il parente che incontrarvi nei pranzi in paese, il vicino di casa, l’uomo che potevi incontrare al bar o all’edicola e che ti parlava di politica per ore e ore. Aveva un piglio e una parlata che poteva solo strapparti un sorriso e ora una nostalgia. Era sardo più di tanti. Per me non sarà un eroe, come molti lo stanno esaltando, forse per cercare un po’ di rendita politica e di seguire la scia modaiola indipendentista.

Resta un dubbio che ogni uomo libero e dovrebbe porsi perché c’é di mezzo la libertà di pensiero e parola che a molti sfugge quando si parla di “altri pensieri e idee” rispetto ai propri e oggi è messa in gioco più di quanto si pensi: quanto l’azione politica di Doddore ha influito sulle sue “altre” vicissitudini giudiziarie?

Quanto siamo liberi di esprimere idee e posizioni che mettano in dubbio il paese in cui viviamo e i suoi equilibri?

Già rischiamo l’esclusione sociale quando ci poniamo “diversamente” rispetto alla massa, quando proviamo a non seguire la scia, ad essere noi e solo noi a vivere e pensare, quando non accettiamo certi schemi sociali e comportamentali.