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La strategia del silenzio

Ieri chiacchieravo con un amico imprenditore. Riflettevamo su quanto sia complicato oggi interfacciarsi con persone serie, al punto che ti viene il dubbio anche su te stesso. Cosa vuol dire serie? Semplici, sincere quanto basta per parlare chiaro e che non ti facciano perdere tempo ed evitino i tatticismi nel lavoro come nella vita. Che non se la tirino credendosi esperti o superfighi di fanculo, come fanno molti nel loro piccolo orticello.
Ci si può capire senza parlare. Invece affronti lunatici, strateghi del silenzio, persone che sono sempre eterne vittime, che si offendono per una parola e un gesto fuori posto, e mai pensano che anche gli altri, oltre i momenti di leggerezza e svago, che non sono vietati, si facciano il culo per realizzare qualcosa e non siano automi perfetti, ma provino a migliorarsi e comprendere che siamo tutti nel mezzo di una lotta per sopravvivere, e questa sopravvivenza non si raggiunge a discapito degli altri ma collaborando e condividendo idee e risorse.
Poi ho letto una bella riflessione di Riccardo Martucci a cui mi son collegato.
La torbidità, il tatticismo, le lune non mi vanno a genio. A quel punto dò il mio minimo sindacale fino a esaurimento scorte, cioè subito.

Post produzione

Un po’ di tixilife
Nel lavoro c’è un momento bello e faticoso della comunicazione ma anche di qualsiasi lavoro sui contenuti artistici: si chiama post produzione. Quando tutto il materiale, gli spunti, gli appunti, i suoni, le immagini e i video che hai creato vanno riaperti, riordinati, selezionati e messi online. Gigabyte su gigabyte sperando che la linea internet sia solerte.
In un attimo ti trovi a scrivere pezzi, montare video, fare titolazioni, hashtag, selezionare foto, postare contenuti sui canali web e social.
Spesso questo accade alla fine di giornate intensissime, quando davvero sei sfinito e nel mio caso quando ancora devi cenare e farti una valigia. Ma quei materiali devono vivere e devono essere condivisi. Non possono aspettare altrimenti diventano inutili. Veicolano informazioni e ricordi. Raccontano di storie, emozioni e persone. E raccontano di te che non ti stanchi mai e adori sempre sporcarti le mani.

La bellezza di Milano

Perfino una metropoli d’acciaio e velocità come Milano giorno dopo giorno diventa meno fredda e indisponente e ti appare nella sua bellezza, specie al tramonto quando tutto si illumina e la vita cambi. È strano pensare che dalle 18 in poi comincia un’altra giornata.

Tocca a te, solo a te, ritagliare il tuo spazio. Scherzi a parte, ti devi dare una mossa: conoscere, frequentare, allacciare nuove amicizie, rapporti e collaborazioni. Ti confronti con esperienze diversissime.Tutto reale, senza filtri facebook. Riparti da zero. Sei quel che sei possibilmente a ridotto a radice quadrata.

“Voglio stare tra gente che sogna”

Giorni fa un ragazzo mi ha mandato questo messaggio “Voglio stare tra gente che sogna, tra gente che ha progetti e prospettive, ne ho abbastanza del posto dove vivo”.
Pensavo fosse uno scherzo poi ho capito che raccontasse il disagio di tanti come lui che si sentono forse imprigionati dalla propria realtà e ambiente e di non realizzare nulla nella vita. Che non trovano risposte, ascolto, ganci a cui appigliarsi. Sono più di quanto pensiamo. Nascosti anche tra i sorrisi, le foto al mare e le frasi fatte di facebook.
Purtroppo.

Che rispondere? Non esiste una soluzione. Sarebbe troppo facile dire “prendi e parti”. Oppure studia, poi trovi lavoro. Oppure sogna.
Insomma, ti senti nella situazione in cui non hai ricette pronte e devi solo ascoltare. E ti chiedi: perché tanti non hanno diritto alla felicità e al potersi realizzare?

Cerca l'entusiasmo

– io ti amato tanto- ma io non ti avevo chiesto niente!
Da questa mia curiosa discussione d’amore di molto tempo fa, prendo sempre esempio per parlarvi di entusiasmo, la qualità più bella del lavoro, ma anche quella che va usata con accortezza. Non sprecatela, non regalatela.
Ci sono persone che non ne vogliono sapere e altre che peggio ancora la vedono come un invadere campo altrui e quindi alla fine vi considerano o degli arrivisti o dei coglioni.

Altre, poche, che invece apprezzeranno molto questo vostro aspetto anche se magari potrebbero arginare positivamente questo vostro lato.
Volete un consiglio? Se siete entusiasti, propositivi, se avete voglia di fare, evitate ambienti, persone e situazioni dove mal sopportano l’entusiasmo. Anche se questi ambienti vi sembrano i più cool e importanti. Ci sono tantissime realtà che vanno avanti per inerzia e senza slanci. Esistono, sopravvivono, solo perchè alla fine sono le uniche sul mercato, senza considerare i margini di miglioramento possibili.
Appena notano collaboratori propositivi vanno nel panico. 

Un classico dna provinciale.
Lavorateci solo per denaro, se avete bisogno, ma non dateci l’anima, e se volete crescere e amate quel che fate tanto da voler essere protagonista (in positivo) siate accorti, lasciate perdere.

La miglior difesa è il distacco

Il mio segreto della felicità passa sempre più per mollare le cose che non posso cambiare, le persone che non offrono nulla, le situazioni che danneggiano, i clienti inutili, le collaborazioni controproducenti.
Sono tutti casi in cui ho investito tempo e passione, qualche volta mettendo avanti pure il cuore, dimenticando me stesso.
Lasciare e poi evitare quando chiederanno di te, esserci solo per chi dà fiducia e valore alla tua presenza.

La lezione (non solo calcistica) di Daniele Conti 

Vedo da facebook un bellissimo spettacolo al Sant’Elia. Qui a Dublino c’è un’ora di fuso orario in anticipo. Il sole tramonta sui palazzi di O’connell street facendo luccicare le grandi vetrate. I profumi dei ristoranti e dei pub prendono il sopravvento.
Ho seguito poco il Cagliari negli anni di Conti, per tante ragioni. Quindi, onestamente non salgo sul carro, non lo faccio quando non c’entro, non mi accodo come tanti e non ne ho diritto rispetto. 

Ma sono stupito, stupito davvero davvero: riuscire a colpire il cuore della gente in questo modo significa tanto e va oltre ogni previsione. 

E’ una piccola lezione non solo calcistica. Se ci pensi puoi applicarla ovunque.

Significa che (in campo e fuori) non conta essere top player, fare tutti i gol o le giocate migliori, inanellare prestazioni perfette e compitini. Non basta. 

Conti non è un Ibra o Pogba o Ronaldo, un fuoriclasse, ma proprio per questo è amato. Forse rappresenta più di altri il sardo con tutte le sue contraddizioni e limiti ma anche il suo attaccamento alla terra. 

La gente non ama i meccanismi perfetti, i superuomini incapaci di provare emozioni e sbagliare, ma le persone normali capaci di fare piccole grandi cose. Esseri umani erranti e veri. 

Lasciare un segno è la cosa migliore che un giocatore (e un uomo) possa fare. Ti fa entrare nella storia. Più di ogni pallone d’oro, più di ogni classifica marcatori.

Primo maggio

Primo maggio. Oltre ogni battuta (post ad alto rischio di presunzione e antipatia)
Festeggio con ironica amarezza un lavoro autonomo che mi rende felice ma non permette di stare sicuro. Vi riconoscete? Non posso ammalarmi e non ho pensione. Pago uno stato inefficiente. Non posso assumere. Le spese sono assurde. Devo rincorrere cattivi pagatori, travestiti da vip e imprenditori, contrattare sempre tutto e con tutti, lottare per vedere riconosciuta la mia piccola dignità professionale, in un oceano di squali, di piccole e grandi aziende non sempre corrette e che sminuiscono sempre quello che fai per poterne ricavare più possibile.
Però festeggio almeno ora, meglio non pensare troppo. Festeggio la mia piccola autonomia, il non essere strumento di nessuno e di conquistarmi il pane da solo senza ricorrere a sponsor, senza i santi in paradiso.

E festeggio quelli come me che riescono a muoversi nonostante tutto, che hanno raggiunto risultati con le proprie forze, senza dimenticare chi è sfortunato ma ci prova con tutta l’energia possibile. Ma su Facebook pare che ogni gioia personale debba essere sempre una mancanza di rispetto per altri. 
Se fosse per lo Stato e qualche italianotto (magari con il posto fisso e la pensione oppure nullafacente per scelta) noi liberi professionisti non dovremmo esistere.

Siamo i presuntuosi, i farlocchi, gli eterni bambini, gli evasori, i tuttologi, i poco seri solo perchè abbiamo lasciato la strada facile, ci siamo mossi a nostro rischio e pericolo, e provato a non essere un peso di nessuno. E questo, per chi vive alle spalle degli altri, è inaccettabile.

Cosa festeggiamo allora?

Un lavoro che lo Stato non garantisce?

Uno Stato che non garantisce molte persone che lavorano?

Tanti disoccupati senza lavoro ma meritevoli di un impiego?

Una dignità che ti devi conquistare senza aiuti, con sgambetti, a rischio di perderci la salute?

Nonostante tutto son amaramente felice. 

Non tengo conto di nulla. Ci sono giorni che sono preoccupato, altri che ho una forza e un’energia che costruirei il mondo.

O almeno ci provo. Provateci anche voi. Non abbiate paura. Il cammino è faticoso ma la libera attività è magia. Magari domani sarò sotto un ponte, ma intanto (soprav)vivo

In Sardegna nessuno crede nei social?

 

Qualche ora fa mi hanno girato un’intervista a un giovane scappato dall’Isola perché, leggevo, «qui nessuno crede nei social».

Le esperienze fanno benissimo e se ha trovato il suo Eldorado non posso che fargli i complimenti, anche se fare confronti tra realtà di milioni abitanti e opportunità con quattro gatti come noi, è davvero difficile.
Riprendo la sua frase «qui nessuno crede nei social»: è davvero così? Siamo così arretrati su questo fronte? In termini di innovazione siamo sempre stati dei pionieri. Manovriamo il web da tempi non sospetti e siamo una delle poche regioni in Italia dove qualcosa si muove davvero.

Vorrei comunque mostrargli una bella lista di attività, aziende e istituzioni locali che che seguo e nei social ci credono eccome. Investono fondi e chiamano pure persone che ne seguono la comunicazione. Altri magari non possono. Altri magari non percepiscono, ma arriveremo anche a quelli, ne sono sicuro.

Bisogna però sporcarsi le mani: qualcuno spieghi alle aziende e alle istituzioni, ai negozi, le opportunità dei social (e della comunicazione in genere), trasmetta la propria passione ed esperienza, si proponga seriamente, come provo sempre a fare con possibili clienti.

Credere nei social significa cambiare totalmente la visione della promozione che hanno tanti, legata ancora agli spot tv e agli spazi sui giornali, agli slogan “i migliori siamo noi” e quant’altro. Ma il risparmio e le possibilità sono davvero infinite. Tocca a noi, sul campo, conquistare la fiducia e i clienti. È come un’eco di montagna. Qualcuno lo sentirà.

Diceva un tale: io non aspetto clienti, io li creo.

Questo lo dedico a voi

Questo articolo lo dedico a voi, amiche, amici e conoscenti che avete mollato tutto e con gran coraggio siete andati a vivere fuori da Cagliari o avete viaggiato tanto. Per studio, lavoro o semplicemente per cambiar aria. Voi non ci crederete ma ho visto in voi felicità e motivazione, ho letto nelle parole che scrivete su Facebook persone completamente diverse da quelle che conoscevo. E questo mi ha sorpreso. Non è facile star qui, ma non è facile nemmeno lasciare. Ho visto un coraggio di mollare tutto e andare che pochi qui hanno, timorosi di lasciare gli appigli delle certezze e delle mode e la sicura noia della quotidianità. Ecco perché il viaggio e la lontananza non sono mai negative. Ecco perché provarci non è mai sbagliato, malgrado i rischi. Ecco perché nella vita delle persone ci può essere sempre una svolta. Riscuoterete con gli interessi tutto il coraggio e se così non sarà sarete comunque persone degne di rispetto e ammirazione per averci almeno provato.