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Riscoprirsi

Day 15 (forse).
Non ho aspettato il coronavirus per scoprire chi fossi, quali fossero i valori importanti, chi sono le persone da tenere.
Anzi, si son rafforzate tante certezze e convinzioni: una tra tutte che la flessibilità e la complementarietà nella vita e nel lavoro ci aiuteranno anche stavolta a ripensarci e ripartire.

Lo dicevo oggi a una mia amica artista, Mara Damiani, con cui condividevo ansie e speranze.
Pensate a tutti quelli che deridevano, a quello che dicevano che non fossimo “né carne né pesce”. Sono ancora fermi a capire cosa stia accadendo, mentre noi proviamo già a pensare a cosa accadrà domani. A ripensare un nuovo domani, con la paura e la fiducia, con lo sguardo di chi vuole riprovarci sapendo che sarà una salita durissima. Ma non possiamo fare altro. Quando tutto questo casino finirà non ci saranno scrivanie pronte ad aspettarci.

Ma non è tempo per recriminare, solo imparare le lezioni che la vita ci offre e son tante, alcune pure amare. Il dolore sta a pochi chilometri e la paura affligge chi ci è vicino. Rassicurare, ispirare, muoversi. E capire che la parola “per sempre” non vale più.

In bocca al lupo DJ!

Lui è Graziano Fanelli, un collega deejay e speaker molto popolare di un’emittente che, quando stavo a Milano, ascoltavo spesso, Radio StudioPiù.
Oggi in tv ho conosciuto la sua storia: è uno dei sopravvissuti al coronavirus. Ha visto l’inferno nel reparto di terapia intensiva degli Ospedali Civili di Brescia. È uscito fuori dal tunnel, è guarito ed è tornato a casa.
La musica si è riaccesa, Graziano, ti mando un grande abbraccio!

Rinascere ogni giorno in quarantena

Questa quarantena dovuta al coronavirus ha svelato e sta svelando la debolezza e la forza delle persone.
Chi non ha l’appiglio delle passioni, chi si è fatto forte di quelle che aveva, chi sta andando fuori di testa, chi naviga a vista razionalmente e tiene il buon senso.

Ho risentito persone che non mi aspettavo, ho approfondito la conoscenza con altre. Altre son sparite, altre si son confermate. Poi ci saranno quelle che useranno questo periodo per dimenticarsi di noi (e magari pure delle scadenze di pagamento).
Nessuno può sapere quanto durerà questo tempo sospeso, ma ci vorrà una grande energia personale per affrontarlo.

Rinascere ogni giorno, ecco.

 

Crisi e ingegno

La crisi mette in moto l’ingegno.
Dopo le valvole stampate in 3D, la maschera da sub di Decathlon trasformata in respiratore.
È un’idea Cristian Fracassi, l’ingegnere balzato all’onore delle cronache mondiali per aver ingegnerizzato e poi stampato una valvola necessaria ai respiratori dell’ospedale di Chiari, proprietario della Isinnova.
Ma quel network scientifico, nato per iniziativa del fisico e divulgatore Massimo Temporelli, non si è fermato. Anzi. E così è nata la maschera da snorkeling trasformata in una maschera C-PAP ospedaliera per terapia sub-intensiva dalla società di Fracassi, uno dei componenti che maggiormente stanno mancando nei nosocomi italiani.

Non è un brutto sogno, ma c’è un mondo nuovo

Tutti noi ogni giorno ci svegliamo pensando che sia un brutto sogno. Non lo è, e non sarà breve.
Ma eravamo davvero così felici e soddisfatti nel mondo che abbiamo lasciato? Ah, già, perché, qualcuno crede di ritrovarlo uguale a ieri?
No, siamo in piena navigazione, come quando la nave lascia il porto e vede solo buio, mare nero e schiuma. Noi sardi di lunga data quelle sensazione l’abbiamo vissuta.

Dicevo ieri in diretta che, con il coronavirus, entriamo in una nuova epoca e quando tutto questo casino di dolore e di rabbia sarà finito capiremo ancora meglio quale sarà.
Siamo pezzi di storia, siamo la storia, e questa frase, che sembra quasi irriverente, ci offre il metro della portata.

Un piccolissimo virus, infinitesimale, capace di incasinare tutto il mondo, tutte le certezze. Vedi come vanno le cose? Vedi come tutto è strano e curioso?

Amo le parole e i significati. Un’altra parola su cui bisognerà ragionare sarà la flessibilità.
Sopravviveremo se all’arrivo di questo viaggio saremo flessibili, riusciremo a migliorarci, a re-inventarci in qualche modo e questa è una caratteristica che aiuta chi fino ad oggi viveva più nella precarietà, i viaggiatori, gli imprenditori, i creativi e i pensatori.
Sembra strano ma forse i precari oggi hanno più equilibrio di chi si è ancorato alle certezze. Perchè all’incertezza ci sono abituati, perché sono dei navigatori.

Guardiamoci. Siamo divisi, arrabbiati, incazzati, e per primo obiettivo ci sono gli altri, i nostri vicini, i passanti. Da impallinare, demonizzare, filmare e criticare.

Cadremo tutti assieme, uno dopo l’altro. Rovinosamente. Senza possibilità di singola salvezza. Cadranno grandi e piccoli, simpatici e antipatici. E verranno al pettine molti modi, tutte le porcherie che abbiamo fatto fino a un minuto fa, le mascherine fregate, la sanità violentata, la rincorsa all’esasperazione di ogni settore di vita, dell’economia e dei rapporti sociali, il chissenefregadegli altri ripetuto anche solo quando parcheggiavamo la nostra auto in seconda fila.

Eppure emerge forte un nuovo lato della società, di chi ha capito che senza gli altri non si possa andare. Che siamo tutti responsabili e coinvolti. Di chi pensa che la prima cosa sia dare e condividere. Idee, ingegno, solidarietà. Molti non hanno perso la testa, anzi la stanno mettendo in moto più di prima.

Non ho nostalgia del mondo come prima anche se perderò moltissimo come libero professionista. Non ho nostalgia di qualcosa che forse non tornerà. Ho una voglia forte e curiosità di conoscere quello che verrà. Chissà che non sia ancora più bello.

Il mondo nuovo

Tutti noi ogni giorno ci svegliamo pensando che sia un brutto sogno. Non lo è, e non sarà breve.

Ma eravamo davvero così felici e soddisfatti nel mondo che abbiamo lasciato? Ah, già, perché, qualcuno crede di ritrovarlo uguale a ieri?

No, siamo in piena navigazione, come quando la nave lascia il porto e vede solo buio, mare nero e schiuma. Noi sardi di lunga data quelle sensazione l’abbiamo vissuta.

Dicevo ieri in diretta che entriamo in una nuova epoca e quando tutto questo casino di dolore e di rabbia sarà finito capiremo ancora meglio quale sarà.

Siamo pezzi di storia, siamo la storia, e questa frase, che sembra quasi irriverente, ci offre il metro della portata.

Un piccolissimo virus, infinitesimale, capace di incasinare tutto il mondo, tutte le certezze. Vedi come vanno le cose? Vedi come tutto è strano e curioso?

Amo le parole e i significati. Un’altra parola su cui bisognerà ragionare sarà la flessibilità.

Sopravviveremo se all’arrivo di questo viaggio saremo flessibili, riusciremo a migliorarci, a re-inventarci in qualche modo e questa è una caratteristica che aiuta chi fino ad oggi viveva più nella precarietà, i viaggiatori, gli imprenditori, i creativi e i pensatori.

Sembra strano ma forse i precari oggi hanno più equilibrio di chi si è ancorato alle certezze. Perchè all’incertezza ci sono abituati, perché sono dei navigatori.

Guardiamoci. Siamo divisi, arrabbiati, incazzati, e per primo obiettivo ci sono gli altri, i nostri vicini, i passanti. Da impallinare, demonizzare, filmare e criticare.

Cadremo tutti assieme, uno dopo l’altro. Rovinosamente. Senza possibilità di singola salvezza. Cadranno grandi e piccoli, simpatici e antipatici. E verranno al pettine molti modi, tutte le porcherie che abbiamo fatto fino a un minuto fa, le mascherine fregate, la sanità violentata, la rincorsa all’esasperazione di ogni settore di vita, dell’economia e dei rapporti sociali, il chissenefregadegli altri ripetuto anche solo quando parcheggiavamo la nostra auto in seconda fila.

Eppure emerge forte un nuovo lato della società, di chi ha capito che senza gli altri non si possa andare. Che siamo tutti responsabili e coinvolti. Di chi pensa che la prima cosa sia dare e condividere. Idee, ingegno, solidarietà. Molti non hanno perso la testa, anzi la stanno mettendo in moto più di prima.

Non ho nostalgia del mondo come prima anche se perderò moltissimo come libero professionista. Non ho nostalgia di qualcosa che forse non tornerà. Ho una voglia forte e curiosità di conoscere quello che verrà. Chissà che non sia ancora più bello.

Democrazia, sempre e comunque

Democrazia è pensare, parlare, discutere e condividere idee e riflessioni.
Democrazia è prendere posizioni, anche forti, nutriti dalla ragione e dal buon senso.
Democrazia è non ascoltare chi vorrebbe moralizzare – in base a quale titolo e ruolo, poi, ce lo chiediamo – e farti avere i sensi di colpa per esprimere il tuo pensiero, portandoti a tacere ed evitare per “quieto vivere”.
Democrazia è non stare in silenzio per aver paura di perdere contatti e simpatie.
Democrazia è tante cose.

Forse oggi più che mai capiamo quanto fosse importante la cultura civica, l’educazione, lo studio, sostituiti dall’ “uno vale uno”, l’invidia sociale, il giustizialismo da web e da balcone.

La voglia di capire e sapere, di farci un’idea oltre la paura, le passioni che ci rendono vivi, alimentate spesso tra i ridacchi generali, sì, me li ricordo, non avrebbero tolto l’ansia che proviamo e il timore di morire ma almeno le avrebbero alleviate.

Non spegnete i fari della democrazia.

Pazienza e perseveranza

Ci sono due parole che raccontano la crisi figlia del coronavirus: la pazienza e l’indipendenza.
La pazienza è quella che ti fa tenere la calma quando tutto il mondo pare impazzire in preda ad ansie e paure e ricerca di colpevoli che spesso son i primi che passano.
Allora capisci che non rispondere a certi commenti, sorvolare e tacere e respirare forte sono la salvezza di fronte a tanti “comprensibilmente” fuori di testa.
La distanza sociale per te è diventata da tempo mentale, un desiderio di non farti contaminare da un virus subdolo e pericoloso: la rabbia e la frustrazione, che poi non è roba di questi mesi ma è sedimentata da decenni.

Poi c’è l’indipendenza che hai maturato in anni di viaggi, esperienze e vita, quella che paradossalmente anche in questo dramma ti fa andare avanti perché sai di poter contare prima di tutto su te stesso e, ieri come oggi, di non essere stampella di nessuno da cui dipendere.
E non è casuale ritrovarsi spesso con amiche e amici “simili” che hanno sviluppato indipendenza nella vita, ideale e esistenziale. E che riescono a guardare con lucidità tutto questo film distopico senza perdere la luce della ragione.

Tra poco onair

Tra un pochino andrà in onda il mio programma musicale su Sintony, che oramai ha compiuto quattro anni di vita. Una piccola creatura – si chiama Sardinia Make some noise – a cui sono affezionato.

La vita continua, col dolore di Bergamo e Brescia, con le preoccupazioni e paure sul coronavirus del Nord e con un virus che comincia a farsi sentire anche qui, con numeri che salgono velocemente.

Pensavo oggi al nostro maestrale e alla sua forza, immaginavo se potesse spazzare via questo periodo strano, un po’ come fa con le nuvole e la sabbia, e noi a prendercela con lui che rompe la calma delle giornate serene.

Periodo di paura e rabbia, isteria e timori, basta poco per sclerare e vedere incubi e nemici, mostri e colpevoli. Anche io devo esserne consapevole.
La mia scelta personale è proseguire alimentando la vita con regolarità, con il lavoro, quel che resta, le buone letture e le passioni, la musica, la meditazione e l’allenamento. Queste sono risorse a prova di tutto. Non voglio mollare la presa e provo a contaminare positivamente e razionalmente.
Serve lucidità e respiro forte per questa fase, serve freschezza mentale per me stesso e per essere d’aiuto agli altri, chi mi sta vicino per iniziare.
È come l’inizio di una lunghissima maratona, abbiamo appena passato un chilometro dei dieci previsti. E magari hai capito male e sono pure venti.

Giri fortunati (forse)

Day9.
Non so se la vita sia una ruota e quale giro (s)fortunato abbia preso.
Circa un anno fa maturavo nello stomaco le mie dimissioni dalla Volkswagen e l’addio a Milano che poi sarebbero arrivate qualche settimana dopo.
Col senno di poi non so se questa scelta si sia rivelata vincente. Ributtarmi nell’arena in un momento storico in cui l’Isola non brilla certo per opportunità e spazi.
E poi errori e passaggi infelici, quanti…
Una mia amica da poco mi ha detto che è stata la migliore decisione per come son stato capace di riorganizzarmi in Sardegna.

Il problema è che, passata la tempesta di sto casino, ci sarà da ricominciare un’altra volta, come e peggio di quando rientrai. Certo, per gente come me, abituata a viaggiare, vivere libera e indipendente, senza paracadute e santi in paradiso o giornate facili, amighixeddusu potenti e corsie preferenziali, è quasi pane quotidiano doversi sempre rimettere in gioco. Ma un po’ di equilibrio e tranquillità, quando?
Essere sempre in bilico, yes!

(Milano, un anno fa, dov’ero)

Non so se la vita sia una ruota e quale giro (s)fortunato abbia preso.
Circa un anno fa maturavo nello stomaco le mie dimissioni dalla Volkswagen e l’addio a Milano che poi sarebbero arrivate qualche settimana dopo.
Col senno di poi non so se questa scelta si sia rivelata vincente. Ributtarmi nell’arena in un momento storico in cui l’Isola non brilla certo per opportunità e spazi.
E poi errori e passaggi infelici, quanti…
Una mia amica da poco mi ha detto che è stata la migliore decisione per come son stato capace di riorganizzarmi in Sardegna.

Il problema è che, passata la tempesta di sto casino, ci sarà da ricominciare un’altra volta, come e peggio di quando rientrai. Certo, per gente come me, abituata a viaggiare, vivere libera e indipendente, senza paracadute e santi in paradiso o giornate facili, amighixeddusu potenti e corsie preferenziali, è quasi pane quotidiano doversi sempre rimettere in gioco. Ma un po’ di equilibrio e tranquillità, quando?
Essere sempre in bilico, yes!

(Milano, un anno fa, dov’ero)