Storie (minime) d’amicizia


amicizia
Vi racconto una storia vera, che è presente spesso nella vita di ognuno.

Roberto e Giovanni si conoscevano fin da piccoli. Stesse scuole, stesse amicizie, stesse uscite. Birra, disco e partite di calcetto. Uscite con le rispettive ragazze, fantacalcio e gite. La domenica fisso allo stadio. L’università e poi il lavoro divisero le loro vite: non c’era un motivo, nè un litigio, ma non si sentirono più. Si dimenticarono lentamente l’uno dell’altro.

Come se non fosse mai successo nulla prima.

Passarono mesi e poi anni. Non si incrociarono più. Restavano due nickname e un’amicizia su facebook nata agli albori del social network. Poi, come per caso, si rividero.

Nessuno dei due però aveva il coraggio di salutare l’altro o di iniziare un discorso da un semplice “Ciao, come stai?”. Uno pensava: “Certo che questo scemo, mi conosce da tempo ma fa finta di non vedermi e nemmeno mi saluta”. L’altro: “Guardalo, mi vede e mi evita, ma che gli avrò fatto mai?”.

Passarono tanti anni, tanti incontri, non si rivolsero mai la parola. Ogni volta che si incrociavano l’uno aspettava il gesto dell’altro. Nessuno dei due aveva il coraggio di salutare o di iniziare una discussione.

Per una strana stupidità mischiata a un f
che colpisce un po’ tutti quando ci si perde, quell’amicizia non ricominciò mai. E come questa, tante altre al giorno d’oggi, muoiono senza un perchè, forse la paura, forse la noia, forse il poco coraggio di mettersi un po’ in gioco anche con un semplice “ciao, come stai?

 

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