Ci sono piccole storie sportive che viaggiano sui campi della città. Storie che nessuno mai racconterà, eppure per tante persone sono conosciute e magari hanno fatto parte della propria giovinezza.

Circa nove anni fa c’era un liceale che frequentava ogni tanto le mie serate in disco, mentre io facevo gli ultimi anni da mister di calcio a 5. Proprio le disco erano diventate il serbatoio per portare al futsal tanti ragazzi molti di quali avrebbero proseguito e magari avrebbero calcato parquet nazionali.

Renato, che è il più classico appassionato del calcetto degli amici, sapeva anche da Facebook della mia passione per il calcio, mi invitava spesso a un torneo amatoriale – Torneo Bacuccu-Urbes – che si svolgeva ogni weekend, partite del Cagliari permettendo, all’Ossigeno, impianto sportivo nel centro città. E io, ogni tanto, curiosamente, accettavo l’invito.

Sono passati 9 anni, e il torneo esiste ancora. Quando qualcosa dura, credo sia giusto raccontarla perchè non è un fenomeno passeggero, ma è una piccola storia. Un torneo, il cui motore era la sua squadra e “società” (Bacuccu) dal nome curioso e che è diventato – posso dirlo senza paura di essere smentito – il torneo giovanile amatoriale di calcio a 7 più importante e longevo della città.

Una bella storia di amicizia e sport, un gruppo di ragazzi cresciuto assieme attorno a quella passione: ritrovarsi e giocare a calcio, prendendosi sul serio ma non troppo. Eppure, a proposito di serietà, ci sono loghi, pagine facebook, profilo instagram, conferenze stampa, convocazioni, sponsor, dirette, interviste, news e firme di contratti con tanto di presentazione al pubblico. Ci sono magliette ufficiali e articoli. C’è Bacuccu IE Sports, altro progetto collaterale seguito dall’amico Michael Piano.

Un torneo dalle partite infinite, autoarbitrate, spesso con polemiche risolte attraverso un panino al vicino caddozzone, cronache sui social e sfottò immancabili. Campioni e scarponi, giocatori tesserati in FIGC o semplici appassionati della porta accanto. Tutto come sempre è cominciato per caso e scommessa. “Il primo torneo – racconta Renato – è nato nel 2010 c’era un bel numero di squadre che si sfidava in amichevoli ogni sabato. Quindi pensai ‘perché non fare un vero e proprio campionato?’. E da allora ogni anno ho organizzato il campionato e le varie coppe di lega fino ai giorni nostri”.

Mi ha da sempre incuriosito il nome, Bacuccu, e la prima domanda a Renato non poteva che essere proprio su questa strana parola: “Il nome lo trovai su un Topolino, esattamente in una storia di Indiana Pipps ambientata in Sardegna. Quel nome nel fumetto era riferito ad un paesino del centro Sardegna e l’ho fatto proprio di questa squadra”. Un nome che poi è diventato anche il nome del torneo insieme a quello di un’altra squadra, rivale storica, l’Urbes, a cui si son unite via via diverse formazioni, sempre da nomi curiosi e pittoreschi: Ospedaletto (i ragazzi che al mare andavano in zona Ospedale Marino), Burdonifacese, Chievovergogna, Stokaz Cagliari, CSK LaRissa, Deportivo la Cugurra, Scottez, Crostatina, Biddanova, Herta Vernello, e tante altre.
Il nome del torneo è cambiato qualche anno dopo ed è diventato il più aggregante Perni’s League, quello attuale, perchè perno era un simpatico sfottò che etichetta/etichettava gli amici meno svegli e più incasinati. “Sei un perno” è stato declinato e usato da tante generazioni cagliaritane, una sorta di “sei un jolly” nell’accezione più divertente.
L’aggregazione? Un passaparola continuo: “Lo dico con sincerità, quando nasce spontaneamente e prosegue negli anni un movimento del genere l’aggregazione delle persone avviene in modo pressoché in automatico. Poi non se il catalizzatore è il Bacuccu come squadra o la mia persona nella figura dell’organizzatore”. C’è anche il suo zampino, non è facile intuirlo.
Renato è aggregatore nato, un appassionato di calcio, tifoso del Cagliari da tempi non sospetti. Il calcio pulito, di chi è cresciuto soffrendo attorno alla propria squadre e sapendo masticare amaro senza perdere mai la fiducia: “Il calcio già di per se è un importante elemento di aggregazione sociale per cui se gira la voce che si sta organizzando un campionato molta gente verrà a chiedere delle informazioni”.
Due episodi curiosi, tra i mille, hanno caratterizzato la Perni’s League. Il primo è significativo: “Nel 2010 in una partita contro i nostri primi e acerrimi rivali della Burdonifacese pareggiammo all’ultimo minuto. C’era molta gente a vederci, e al gol segnato entrò in campo ad esultare con noi. In quel momento ho capito che stavamo simpatici a molti. Il secondo episodio curioso e aggiungo bizzarro è quando abbiamo pareggiato 0-0 in una partita di campionato. Nel calcio a 7 segnare pochi gol è una rarità ma non segnarne è un evento unico!”
Il torneo, dopo 9 anni, continua a vivere. Sono passati ragazzi che poi si sono laureati, altri che hanno fatto semplici apparizioni, altri che dopo tante stagioni e pallonate sono partiti a studiare fuori dalla Sardegna. Centinaia, per capirci.
Renato è cresciuto: dal primo, lontano, Campionato Bacuccu-Urbes, si è diplomato e ora studia in Scienze Politiche ed è appassionato di politica. Il Torneo vuole crescere, il sogno sono le dieci squadre, intanto “a livello calcistico partecipiamo al torneo organizzato dal sottoscritto di calcio a 7, 8 squadre con girone di andata e ritorno più i playoff scudetto. A giugno abbiamo partecipato al torneo di calcio a 5 universitario di Ateneika. Sarebbe bello fare una polisportiva ampliandoci nel basket e nella pallavolo oppure fare la scuola calcio e la squadra amatoriale”.
Il torneo Bacuccu è aperto, inclusivo, a dispetto di molte sette e club che spesso caratterizzano tante attività e passioni: “Aggreghiamo chiunque abbia voglia di giocare con noi più tanti amici che ci seguono appassionatamente”. E chissà che tra qualche anno la Perni’s League, anche se a me piace chiamarlo ancora Campionato Bacuccu-Urbes, non diventi qualcosa di più!