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Nebida, Sardegna: il rifugio perfetto

Ci sono luoghi che diventano rifugi anche quando non li cerchi davvero. Per me, Nebida è questo: un piccolo angolo di costa sud-occidentale della Sardegna dove torno spesso, a volte per lavoro, altre volte solo per prendere fiato.

Si trova nel territorio di Iglesias, lungo la Costa delle Miniere, affacciata su uno dei panorami marini più struggenti dell’isola. Ma non è solo la vista a colpire. Nebida è un luogo che ti rallenta, ti parla sottovoce, e se glielo permetti, ti cambia il ritmo.

In inverno, quando passo, il paese sembra sospeso. Cammini tra le case con la sensazione di essere fuori stagione e fuori dal tempo. Le strade sono vuote, i suoni ovattati. Qualche voce lontana rompe ogni tanto il silenzio, come un segnale che il cuore del paese batte ancora. I pochi ristorantini che resistono all’inverno sembrano presidiare una frontiera, mentre gli altri, con le sedie impilate e le luci spente, attendono la bella stagione come si aspetta un amore lontano.

Poi, all’improvviso, arriva la primavera. E Nebida si trasforma. L’aria profuma di elicriso e mirto, il vento accarezza la pelle senza fretta, e i tramonti sul Pan di Zucchero – quel gigantesco faraglione che si erge nel mare – si fanno ogni giorno più belli. È come se la natura si ricordasse di essere un’opera d’arte e si divertisse a esagerare. La gente torna a popolare le strade, i bambini conquistano il piccolo parco giochi vicino al belvedere, dove le grida si mischiano al canto dei gabbiani. Le panchine si riempiono di chiacchiere leggere, di padri che guardano il mare senza dire una parola, di madri che sembrano finalmente aver trovato il tempo di fermarsi.

I turisti – non molti, mai invadenti – sono diversi da quelli delle spiagge affollate. Li ascolto. Molti sono stranieri: francesi, tedeschi, olandesi. Cercano un’altra Sardegna, più vera, più nascosta. Camminano lenti anche loro, come se il paesaggio li educasse al rispetto e al silenzio. Non vengono solo per il mare, ma anche per la memoria. Perché Nebida è anche storia mineraria, fatica incisa nella roccia. Lo racconta la Laveria Lamarmora, l’antico impianto di trattamento dei minerali nella scogliera, oggi uno dei luoghi più fotografati dell’intera isola.

Nebida sta in bilico tra bellezza e resistenza. Tra il desiderio di aprirsi e quello di proteggersi. Qui la lentezza non è solo un valore, è una forma di consapevolezza. E ogni volta che me ne vado, con il mare ancora negli occhi e il tramonto sulla testa, spero che Nebida resti così: autentica, discreta, viva nel suo silenzio. Un piccolo luogo che insegna a respirare.