Atterraggio perfetto di un volo perfetto, senza chiagliaritani di peggior specie, quelli chiacchieroni o troppo atteggiati s’intende, condiviso con una bella compagna di viaggio. Ebbene si, mi sono innamorato, lo faccio spesso, non ci posso fare nulla. Mediamente succede 5/10 volte a viaggio. Porto occhi e sorrisi di ragazze incontrate o semplicemente viste. Ma poi ne trovo sempre di nuove, di cui innamorarmi. Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va…? Diceva una canzone.

In aereo come sempre i pensieri sono tanti, volanti.

Primo pensiero:
Giro il mondo per scrollarmi di dosso difetti, mettermi in gioco, diventare migliore e capire sempre un po’ di più di me stesso e di ciò che mi circonda… E volo dopo volo, nuvole e soli, città e strade, notti insonni e pensieri postati, serate o playlist su ipod, stazioni e aeroporti, passeranno anni stagioni, gli anni resterà pure qualcosa, una cartolina, un biglietto stropicciato, una nuvola.

Secondo:
Il viaggio è l’occasione di mille propositi che puntualmente si vanificano qualche giorno dopo il ritorno.

Ora sono in treno: ho appena passato i controlli di sicurezza dell’aeroporto. Finalmente ho scoperto che il problema non sono io ma il fatto che abbia la carta d’identità e non il passaporto. Gli inglesi pensano a tutto e l’hanno scritto in un bel cartello. Per anni, di fronte al viso non proprio raccomandabile degli agenti quando mostravo il documento, alle domande e a come scrutavano la carta, perfino con lenti d’ingrandimento, ho temuto che potessi stare sui coglioni agli inglesi, che giornalista fosse una dicitura da evitare o che la carta potesse essere falsa. Tutto risolto.

Il mio treno è al binario 3, direzione Leicester. Poi cambierò per Derby.
Insieme a me una signora anziana con un kindle e un bagaglio più grande di lei e un gruppo di studenti polacchi diretti a Cambridge. Mangiano a quattro ganasce, tramezzini di quelli che si trovano preconfezionati in qualsiasi bar aeroportuale, acqua e una strana vitamin water rossa. Sono ragazzi e ragazze, credo con la loro insegnante, una stangona della mia età ben tenuta e con una camicia da cui si intravede tanto, forse troppo, che aiuto a metter su il bagaglio negli scompartimenti per ammiccarmela già.
Il treno è perfetto. Pulito, profumato, ci sono pure le targhettine con la destinazione così non sbagli. Posto a60. Ho pagato 50 pound per circa 130 chilometri di strada. Non vi nego che ho un po’ frastimato (imprecato, alla sarda), così come sono intimorito ogni qual volta vengo in Uk dal pound e dalla loro pesantezza sul cambio. Qui costa tutto, tanto. Ma il servizio è quasi sempre impeccabile.

Tagliamo come una sottiletta questo fantastico paese in direzione est-ovest attraversando paesini e case tipiche immerse nel verde. Audley end. Poi tanti altri luoghi sconosciuti. C’è poi Cambridge e penso a quanto sarebbe bello laurearsi qui, e per un attimo ripenso al mio tragico destino di essermi laureato alla facoltà di Scienze Politiche dell’università di chiagliari, uno fra tanti. Chissà come sarebbe stata diversa la mia vita…

Un altro pezzetto di Inghilterra, perché l’Inghilterra non è solo Londra e forse è meglio di Londra.

Non c’è tempo per pensare troppo. Scendo a Leicester e poi treno per Derby. Accendo facebook, ci sono gli juventini a festeggiare. Richiudo. Salgo. La wifi è solo a pagamento, cazzo. Arrivo più o meno alle 5. La piccola città dorme, poca gente in giro, tempo di sistemarmi e riposarmi che stasera si va a questo megaevento al Donington party, località vicina all’aeroporto, non facilmente raggiungibile.

Preparo strategie, cerco percorsi, magari ci sarà da camminare tanto, ma ne vale la pena. Una consolle con Nicky Romero, Hardwell, Steve Aoki, Laidback Luke, Knife party e non solo non si sente spesso. In Italia quasi impossibile, in Sardegna figuriamoci. Un sacrificio vale la pena, un evento come pochi. È la festa del Gatecrasher, il gc20, un compleanno in grande di questo locale di Birmingham che ho già visto durante l’ultimo viaggio. E sono tornato a perdermi qui per la musica, sempre lei…

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